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Banksy, parla il suo fotografo per 11 anni: «Non rispettavamo nessuna regola». Il trucco per non farsi mai arrestare

16 Dicembre 2019 - 15:46 Redazione
Steve Lazarides ha lavorato con Banksy per 11 anni: in un libro racconta le peripezie dello street artist più famoso al mondo

Steve Lazarides ha lavorato con Banksy per 11 anni. Ha iniziato nel 1997 fotografando il suo lavoro, poi è diventato il suo stratega, poi addirittura la mente dietro le sue opere. L’uomo ha recentemente pubblicato «Banksy catturato», un libro che raccoglie le fotografie scattate per anni allo street artist più famoso del mondo, che lui chiama «Matey Boy», «amico».

Un Natale di tanti anni fa, racconta l’ex fotografo, avevano appeso un pupazzo di Babbo Natale a un cappio di fronte al loro negozio, che penzolava davanti alla scritta «rifiuta false icone». Accanto avevano esposto altri cartelli, «Il ghetto di Babbo Natale» o «puzzolente piscio artistico».

A quell’epoca Lazarides trasportava a mano pile degli stencil originali di Banksy, che venivano venduti nel negozio per 25 pound. Dieci anni dopo, nel 2007, la sua opera «Bombing Middle England», che raffigura tre vecchine che giocano a bocce con delle bombe, è stata venduta all’asta per 102.000 sterline. «Ora ogni bracciata varrebbe un milione», commenta Lazarides in un’intervista al Guardian.

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«Non avevamo regole e facevamo quello che volevamo. L’amico aveva un’agenda politica, chiaramente visibile in tutto quello che fa, io mi limitavo a divertirmi dannatamente», racconta. Il segreto per non farsi arrestare, spiega, è utilizzare giacche catarifrangenti e coni stradali: «nessuno ti ferma quando li indossi». A volte Lazarides dava a Banksy false lettere firmate da falsi produttori cinematografici che autorizzavano lo street artist a dipingere il muro. Sul documento figurava un numero di telefono: quello di Lazarides.

Nel libro, la cui prima edizione è stata sold out in pochi giorni, fornisce un accesso a Banksy senza precedenti, nonostante la faccia dell’artista sia sempre coperta da un pallino rosso. «Non lo smaschererò mai», afferma Lazarides, che ha ricevuto da Banksy l’autorizzazione a pubblicare il libro.

«Secondo me una delle ragioni per le quali Banksy è lo street artist più famoso al mondo è che non fa sentire la gente stupida, diversamente dalla maggior parte dell’arte attuale. Non mi sono mai appassionato alla teoria dell’arte, non ho mai ottenuto una laurea. E non mi è mai piaciuto che mi venissero a dire cosa doveva piacermi. Quello snobismo è il fulcro di così tanta produzione artistica».

Ora Lazarides non parla più con Banksy («io sono bipolare, lui è ossessivo»), fa il gallerista e ha contribuito a rendere molti street artist dei successi commerciali. Sul rapporto tra mercato e arte di strada l’ex fotografo risponde: «Neanche Banksy è davvero anticapitalista».

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