Dietro l’accordo Tripoli-Turchia, Al Sarraj: «L’Italia ha ignorato la nostra richiesta di armi. Di Maio fermi Haftar»

«Di Maio non è riuscito a bloccare l’aggressione militare contro di noi», ha detto Sarraj in un’intervista al Corriere della Sera. «Ciò non toglie che l’Italia abbia tutto il diritto di comunicare con chiunque ed invitarlo a Roma»

Al Sarraj che firma accordi di cooperazione con Recep Tayyip Erdoğan, Haftar che annuncia l’operazione finale contro Tripoli e sequestra una nave turca. Il capo della diplomazia greca, Nikos Denkdias, che vola a Bengasi per incontrare le autorità della Cirenaica. La situazione il Libia sta precipitando ulteriormente negli ultimi giorni, in un quadro che vede le due forze in campo sempre più bisognose di appoggio internazionale.


In un’intervista al Corriere della Sera, il capo del governo di accordo nazionale (Gna) al Sarraj ha giustificato il suo accodo con la Turchia dichiarando di aver chiesto prima aiuto militare all’Italia. Il governo italiano, però, si era tirato indietro, nonostante continui a finanziare in altro modo il Paese attraverso gli accordi del memorandum appena rinnovato.


«Noi avevamo chiesto le armi a tanti Paesi, inclusa l’Italia», ha dichiarato il capo del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu. «Che pure ha diritto di scegliere la politica che più le aggrada e con cui i rapporti restano comunque ottimi».

Allarme Onu

Intanto, proprio in queste ore alcuni esponenti dell’Onu hanno dichiarato di essere «molto preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Libia». A partire dall’inizio del conflitto ad aprile 2019, i loro uffici, insieme alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), hanno documentato almeno 284 morti civili e 363 feriti. Un aumento di oltre un quarto del numero di vittime registrato nello stesso periodo del 2018.

L’incontro con Di Maio

Con l’entrata in scena di Erdogan al fianco di Sarraj, Turchia e Russia (sostenitrice di Haftar) diventano i due maggiori attori dell’area.

Nel corso della scorsa settimana, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio era volato in Libia per incontrare sia Sarraj che Haftar, con lo scopo di tornare a giocare un ruolo diplomatico nel Paese e di nominare un inviato speciale nel Paese che possa lavorare alla pace. Haftar è stato anche invitato a Roma, e, come dichiarato dallo stesso Di Maio, dovrebbe far visita in Italia a breve.

Secondo Sarraj, però, la visita è stata per ora un fallimento, soprattutto dal punto di vista del dialogo attuato con il generale della Cirenaica: «Di Maio non è riuscito a bloccare l’aggressione militare contro di noi. Questa sarebbe stata l’unica prova di un suo successo ai colloqui di Bengasi. Ciò non toglie che l’Italia abbia tutto il diritto di comunicare con chiunque ed invitarlo a Roma».

La rivendicazione del memorandum con Erdoğan

Alla fine dello scorso mese, Libia e Turchia hanno fermato due memorandum che sono stati fortemente contestati dalla comunità internazionale. Oltre a quello per la cooperazione militare, i due Paesi avevano firmato anche un’intesa economica a delineazione di una zona economica esclusiva che ha fatto alzare la voce a Grecia ed Egitto.

«Libia e Turchia sono due Paesi membri dell’Onu, con governi legittimi, indipendenti e sovrani», ha rivendicato Sarraj. «Quel memorandum è nei nostri diritti. Sinceramente apprezzo i buoni rapporti e la cooperazione che abbiamo con l’Italia e mi auguro s’intensifichino. Però non aveva mo alcun dovere nei confronti di Roma».

«Reputo invece fuori luogo e troppo gridate le proteste greche», ha commentato ancora Sarraj. «Credono davvero che la Libia sia tanto debole? Non accettiamo pressioni o manipolazioni».

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