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Haftar muove verso Tripoli: «È la battaglia decisiva». La crisi libica spiegata in 4 minuti

14 Dicembre 2019 - 06:07 Cristin Cappelletti
«Libereremo la capitale da terroristi e traditori», ha esortato il generale della Cirenaica. Mentre da Bruxelles, Conte, con Merkel e Macron, chiede «che l'Europa si faccia sentire»

Il generale Khalifa Haftar ha ordinato di avanzare su Tripoli. Dopo mesi di combattimenti, il signore della Cirenaica sembra deciso a lanciare l’offensiva finale per prendersi la Libia. Il 12 dicembre Haftar ha annunciato l’avvio di quella che ha definito la «battaglia decisiva» per strappare Tripoli al governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj. Secondo l’agenzia egiziana Mena, il comandante del cosiddetto Esercito nazionale libico (Lna) ha esortato i suoi uomini a liberare la capitale da «terroristi e traditori», portando a termine un’offensiva lanciata fin dal 4 aprile scorso ma che era stata fermata dalla resistenza delle forze fedeli al Gan. «Non credete alle bugie di coloro che vi illudono, né alle loro pagine, né alle loro voci. Nessuna ora zero, nessun controllo o presa d’assalto di Tripoli», ha detto Fayez al Sarraj in un breve discorso ai libici, in risposta all’annuncio del generale Khalifa Haftar dello «scoccare dell’ora zero per liberare Tripoli».

«Faccio un appello a tutto il popolo libico affinché si stringa attorno ad un progetto di stato civile e a credere nel diritto a stabilire uno stato fatto di istituzioni, legge, libertà». «È giunto il tempo di voltare la pagina dell’uomo solo al potere, il pensiero unico, una voce sola e l’imposizione degli accordi con la forza». Assicurando che le sue forze sono pronte a difendere Tripoli, Sarraj conclude che «la Libia libera sarà un oasi di pace, di libertà e democrazia».

L’appello dei leader europei: il trilaterale tra Conte, Macron e Merkel

Ansa | Conte, Macron e Merkel a Bruxelles per un incontro sulla Libia, 13 dicembre 2019

La mossa di Haftar arriva mentre la diplomazia internazionale prova a bloccare un’ulteriore escalation di violenza in un conflitto che dall’inizio dell’avanzata ha fatto un migliaio di vittime e decine di migliaia di sfollati. Da Bruxelles il premier italiano Giuseppe Conte sta cercando una soluzione con i suoi partner europei, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, per intervenire sulla crisi libica e fermare l’avanzata di Haftar. Nelle ultime ore i leader dei tre Paesi europei hanno diffuso una dichiarazione congiunta sulla «necessità che l’Europa si faccia sentire» e «la convinzione che serva una soluzione politica». «Adesso ci sono attori anche stranieri che hanno un ruolo – ha aggiunto Conte – essendo scesi sul terreno con appoggio militare molto chiaro, in termini di equipaggiamenti e anche di soldati, di risorse. Dobbiamo confrontarci con loro». Già, perché da quando Khalifa Haftar ha lanciato lo scorso 4 aprile la sua offensiva sulla Tripolitania, gli attori sul campo sono cambiati, e non poco.

L’ingresso della Russia

Come fatto riferimento dal presidente del consiglio italiano, la crisi libica ha visto l’ingresso della Russia che a inizio novembre ha annunciato il suo appoggio proprio ad Haftar attraverso l’invio di diverse migliaia di mercenari. Simile alle strategie della Russia in Iraq, Siria e Yemen, Mosca è determinata a capitalizzare gli errori strategici dei governi occidentali in Libia per aumentare l’influenza russa nel Paese mediterraneo ricco di petrolio. Nonostante negli ultimi anni la Russia abbia rafforzato l’LNA, il governo di Putin ha anche mantenuto canali diplomatici con il governo riconosciuto dall’ONU. Ma Mosca si è recentemente allineata più strettamente con Haftar, almeno per ora. Le forze di Haftar sono sostenute anche da mercenari sudanesi e dai droni forniti dagli Emirati Arabi, con cui le milizie del signore dell’Est stanno cercando di oltrepassare le linee difensive alla periferia di Tripoli. Haftar gode inoltre del sostegno delle principali tribù a est di alcune città a ovest, come Tarhouna, al confine con Tripoli.

Il ruolo della Turchia e lo scontro con la Grecia

Ansa | L’incontro tra al Sarraj e Recep Tayyip Erdogan, 28 novembre 2019

Ma Mosca non è l’unica potenza straniera ad aver apertamente sostenuto una parte, piuttosto che un’altra del conflitto. Sin dall’inizio a non aver fatto mistero della sua alleanza è Ankara, legata alla difesa di Sarraj, insieme al Qatar. Negli ultimi giorni il presidente Recep Tayyip Erdogan si è detto pronto a inviare anche truppe a sostegno del Gna dopo aver firmato con Tripoli un controverso accordo sulla delimitazione dei confini marittimi, che estende il controllo turco su ampie porzioni del Mediterraneo orientale – comprese zone cruciali per possibili estrazioni di idrocarburi offshore – che sono rivendicate anche da Grecia e Cipro. E proprio con la Grecia negli ultimi giorni la tensione è alle stelle a causa di un accordo raggiunto con la Libia sulla giurisdizione nel mediterraneo orientale.

Giovedì Recep Tayyip Erdogan ha invitato l’Onu ad accettare il documento, sottolineando ancora una volta la disponibilità di Ankara a correre in soccorso dell’alleato di Tripoli: «Se la Libia ce lo chiede siamo pronti a inviare i nostri militari». Il governo di Fayez al-Sarraj riconosce infatti la giurisdizione turca sulle acque del mediterraneo orientale. L’accordo con il governo libico prevede la giurisdizione della Turchia in un tratto delle acque al largo del nord Africa, giurisdizione che Ankara rivendica in base all’estensione della propria costa e la posizione delle proprie isole, rigettando le pretese della Grecia e della parte greca di Cipro, basate sull’esistenza dell’isola greca di Kastellorizo, situata a pochi chilometri dalla costa turca.

Nello specifico, il memorandum determina le giurisdizioni marittime di entrambi i Paesi e mira a permettere a Tripoli e Ankara di sfruttare le ingenti risorse di idrocarburi che potrebbero trovarsi nel Mediterraneo centro-orientale. Secondo lo US Geological Survey, si stima che la regione contenga diversi milioni di barili di petrolio e migliaia di miliardi di metri cubi di gas naturale per un valore di centinaia di miliardi di dollari.

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