Coronavirus, Paolo Liguori e TgCom24 sul «laboratorio militare» di Wuhan e «i piani segreti per le armi chimiche»

Ipotizzare che l’origine dell’epidemia a Wuhan si trovi in un laboratorio biologico vicino non è sbagliato, bisogna però valutare quali sono le fonti e cosa dicono esattamente

Paolo Liguori parla in diretta al TgCom24 di una fonte anonima affidabile, la quale avrebbe riferito che il focolaio del nuovo coronavirus cinese avrebbe origine «dal laboratorio di Wuhan, di cui le riviste occidentali si erano già interessate». Il Direttore mostra così la copertina di Nature del 2017, con l’articolo di David Cyranoski, da noi già trattato in un precedente articolo, dove si sollevarono dubbi sulla sicurezza di un laboratorio del genere.

Come avevamo già evidenziato, chi si è occupato di studiare le origini del virus – compreso Cyranoski, in una recente critica sull’origine dai serpenti – non ha sostenuto la tesi di una origine “artificiale”.La notizia è stata rilanciata in questi giorni nel web, senza ausilio di una “Gola profonda”. Forse non è stata letta con attenzione, prima di ascoltare altre fonti. Cerchiamo allora di fare chiarezza, premesso che fare ipotesi del genere è legittimo, ma occorrono prove solide.

Paolo Liguori: sindrome cinese, il virus nasce in un laboratorio militare di Wuhan

Gepostet von Tgcom24 am Samstag, 25. Januar 2020

Un laboratorio militare in cui si studiano «armi chimiche»?

Sul TgCom24 la narrazione prosegue, parlando di «laboratorio militare» nel centro di Wuhan, e di un «programma segreto sulle armi chimiche». Il National Bio-safety Laboratory è un centro di ricerca, progettato per studiare la prevenzione e il controllo delle malattie infettive emergenti.

«Certificato come conforme agli standard e ai criteri di BSL-4 – continua Cyranoski su Nature – dal China National Accreditation Service for Conformity Assessment (CNAS)», con approvazione del Ministero della salute cinese.

Tra i criteri di sicurezza, oltre al filtraggio dell’aria, è previsto  il trattamento di acqua e rifiuti, mentre i ricercatori si cambiano i vestiti e fanno una doccia – prima e dopo l’utilizzo delle strutture – tutto nell’ambito di una collaborazione coi ricercatori francesi. Esiste una rete di laboratori di questo tipo nel Mondo. Cyranoski riporta che erano una dozzina, sparsi in Giappone, negli Stati Uniti e in Europa. Alla faccia del piano segreto per sviluppare armi chimiche.

TgCom24 |Il servizio sul «laboratorio militare».

Qual è lo scopo del Bio-safety Laboratory di Wuhan?

Laboratori di questo tipo: Bsl (Bio-safety Laboratory), sono attrezzati allo scopo di studiare le «malattie emergenti – continua Cyranoski – memorizzerà i virus purificati e fungerà da “laboratorio di riferimento” dell’Organizzazione mondiale della sanità collegato a laboratori simili in tutto il mondo».

Difficile definirlo un laboratorio militare in cui vengono portati avanti piani segreti.

«Il laboratorio è stato progettato e costruito con l’assistenza francese – spiega Cyranoski – nell’ambito di un accordo cooperativo del 2004 sulla prevenzione e il controllo delle malattie infettive emergenti. 

Ma la complessità del progetto, la mancanza di esperienza della Cina, la difficoltà di mantenere i finanziamenti e le lunghe procedure di approvazione del governo hanno comportato che la costruzione non fosse terminata fino alla fine del 2014».

Il Wuahn Institute of Virology – non proprio una caserma – che ospita il laboratorio, non sembra nemmeno nel centro della città, stando a quanto possiamo vedere con Google maps.

Google maps |Il Wuhan Institute of Virology.

La “Gola profonda” del Washington Times

Si citano quindi le dichiarazioni al Washington Times (da non confondere col Washington Post), di un presunto ex ufficiale dei servizi israeliani, Dany Shoham, esperto di guerra batteriologica, secondo il quale il laboratorio farebbe parte di un più vasto progetto segreto sulle «armi chimiche» (ma il Washington Times parla di «bio-warfare», ovvero “guerra biologica“), sfuggito evidentemente ai colleghi di tutto il mondo dal 2017 a oggi.

Ovviamente, per stessa ammissione del TgCom24, non ci sono prove, ragione per cui, risulta di difficile comprensione l’esigenza di far circolare narrazioni simili.

The Washington Times | L’articolo sui piani di «bio-warfare» cinesi, collegati all’epidemia in atto a Wuhan.

Aggiornamento (28/01/2020): la smentita di Dany Shoham

Il 27 gennaio i debunker del circuito di Poynter hanno contattato Dany Shoham, il quale smentisce di aver affermato che il coronavirus possa essere originato dal laboratorio di Wuhan.

«Ho suggerito un possibile collegamento al programma di guerra biologica cinese – afferma Shoham – sotto forma di fuga del virus, ma ho aggiunto che: “finora non ci sono prove o indicazioni per tale incidente”.

L’intero evento potrebbe ovviamente essere del tutto naturale, ed è così che sembra essere in questo momento. Sono necessarie ulteriori informazioni sull’origine del virus».

Aggiornamento (05/02/2020): la smentita di Nature

Nature aggiorna con una nota editoriale l’articolo di Cyranoski sul laboratorio di Wuhan, spiegando che le tesi di complotto attorno al suo contenuto sono infondate. Ribadendo che chi ha studiato il virus ritiene più probabile come origine il mercato locale.

Nature | Aggiornamento dell’articolo di David Cyranoski del 22 febbraio 2017.

Leggi anche: