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Coronavirus, su mascherine fantasma e misteri dell’asta bloccata, le carte passano all’Anticorruzione

Dopo le verifiche di Consip potrebbe essere l'Anac a veder chiaro nella commessa per 24 milioni di mascherine affidata ad un'azienda agricola. Agli atti ora c'è anche un debito col fisco

Il caso Biocrea, l’azienda agricola che si era candidata a consegnare 24 milioni di mascherine chirurgiche per affrontare l’emergenza Coronavirus, finisce ora sul tavolo dell’Anac. È stata la stessa Consip, che si occupa di tutti gli acquisti per la pubblica amministrazione, a bloccare la commessa assegnata e avviare i controlli. L’Anticorruzione valuterà i profili del comportamento di Biocrea e deciderà come procedere. È possibile che gli atti finiscano in procura, dopo gli accertamenti, come è ovviamente possibile che tutto si risolva in un nulla di fatto.

Ansa | La sede della Consip, in via Isonzo 19/e a Roma

Una cosa però è chiara: è anche per colpa di questo pasticcio se da tutta Italia ancora arrivano segnalazioni di strutture sanitarie sull’orlo della disperazione perché mancano non le mascherine più protettive (le FPP2 o FPP3), ma appunto quelle chirurgiche che sono solo uno schermo – ma indispensabile – per chi è direttamente a contatto con i malati. E, ancora oggi, il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, fa appello a tutta Italia perché chi ha mascherine chirurgiche o le può produrre lo faccia nel più breve tempo possibile. Del resto, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli è stato chiaro: ne servono 90 milioni al mese.

Cosa è successo

Abbiamo raccontato qui e qui cosa non tornava nella commessa per la fornitura urgente di mascherine, bandita il 9 e pubblicata il 12 marzo. L’aggiudicazione, di 24 dei 32 milioni di mascherine necessarie, era andata ad un’azienda agricola, con interessi in serre particolarmente avanzate e agriturismo, ma nessun background né finalità di impresa nella sanità.

Consip | La schermata che dava atto dell’assegnazione a 4 aziende, con Biocrea per prima, della gara per la fornitura di mascherine chirurgiche

L’azienda aveva promesso di portare le mascherine in Italia in poco tempo. Da quello che Open è riuscita a ricostruire ora, prometteva una fornitura dalla Cina in tempi rapidissimi e a prezzi bassi: in totale i 32 milioni di mascherine (quasi un quinto delle quali assegnati alle classificate successive a Biocrea) sarebbero costati allo stato meno di 16 milioni di euro.

I debiti col fisco

Sembrava perfetto. E invece, qualcosa non tornava: il primo elemento singolare è che appunto stiamo parlando di un’azienda agricola, il secondo è che fino ai giorni della gara apparteneva ad Antonello Ieffi, vittima di un sequestro di persona in cui, secondo l’accusa, è coinvolta l’ex moglie del giocatore Daniele De Rossi, Tamara Pisnoli. E, infine, perché il passaggio di proprietà è avvenuto l’11 marzo, il giorno prima dell’assegnazione della gara per le mascherine.

Ansa | Tamara Pisnoli il giorno del matrimonio con Daniele De Rossi 18 maggio 2006

Si aggiunge ora un nuovo elemento: nella tarda mattinata del 18 marzo (il primo articolo di Open era già on line ma le verifiche sarebbero andate in parallelo alle nostre), Consip comunica a Biocrea che è stata esclusa dall’assegnazione della fornitura. Avrebbe mentito sull’assenza di pendenze con l’agenzia delle entrate: c’è un debito col fisco non saldato che la esclude automaticamente dai rapporti con lo Stato.

Ora cosa succede

In casi del genere, la procedura vuole che Consip mandi obbligatoriamente ad Anac per accertamenti. Starà poi all’anticorruzione verificare cosa è accaduto.

Consip | La nuova assegnazione di mascherine

Nel frattempo, Consip ha accettato dalle altre partecipanti alla gara 7 milioni di mascherine e ha pubblicato una nuova richiesta per altri 10, che arriveranno entro i primi di aprile. Perché non ne ha chiesti di più? Perché nel frattempo il mercato italiano è diventato saturo, non c’è altro. Di qui la corsa di questi giorni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’appello di Arcuri e Borrelli. Molte aziende, da Gucci a Fca, si sono messe a disposizione per produrle e molti Paesi, dalla Cina all’Europa, ce le stanno mandando. Ma si è perso tempo prezioso.

Foto di copertina di  Mika Baumeister su Unsplash

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