Tre arresti per caporalato tra le vigne di Asti: sfruttavano braccianti stranieri a 3 euro l’ora

Secondo l’accusa, i giovani, che in molti casi provenivano da centri di accoglienza per migranti, avrebbero lavorato in condizioni degradanti e vissuto in luoghi fatiscenti

Nel giorno della Festa dei lavoratori sono stati arrestati tre presunti “caporali” di origine albanese – a capo di una cooperativa di Canelli (Asti, in Piemonte) – che avrebbero sfruttato braccianti agricoli extracomunitari durante la vendemmia nel Monferrato. La paga oraria sarebbe stata di appena 3 euro all’ora per 10 ore di lavoro ininterrotte al giorno. L’accusa, adesso, è di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravato dalla finalità di discriminazione razziale.


Trattati come bestie

Le vittime provenivano da Nigeria, Gambia, Senegal e Mali e avrebbero lavorato nel Monferrato a partire dal 2018. Un lavoro durissimo, sottopagato, incurante dei più basilari diritti dei lavoratori. Secondo l’accusa, i giovani, infatti, che in molti casi provenivano da centri di accoglienza per migranti, avrebbero lavorato in condizioni degradanti tra insulti e umiliazioni continue per la loro provenienza. Secondo quanto denunciato dai militari, i braccianti agricoli sarebbero stati costretti ad alloggiare in luoghi fatiscenti. E c’è di più: dai loro, già bassissimi, salari, i “caporali” avrebbero detratto persino le spese di vitto, alloggio e servizio di trasporto. La paga giornaliera, tra l’altro, era in nero: solo il 20% veniva denunciato all’Inps


Altri 5 denunciati

Oltre ai tre presunti “caporali” arrestati, sono state denunciate anche altre 5 persone che si sarebbero occupate, in prevalenza, del trasporto dei braccianti nella vigna. Tra i denunciati c’è anche una donna di Canelli, che avrebbe gestito la contabilità occulta dei profitti guadagnati e corrisposto i salari ai lavoratori sfruttati.

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