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Silvia Romano, oggi l’arrivo a Milano: «È vero, mi sono convertita all’Islam: è stata una mia libera scelta»

Durante l'audizione dai pm, durata più di quattro ore, la conferma. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata»

Silvia Romano è tornata in Italia alle 14, atterrata all’aeroporto di Ciampino su un volo dell’Aise, i servizi segreti per la sicurezza esterna. Ad accoglierla il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Sono felicissima, grazie – ha detto la volontaria – Sto bene fisicamente e mentalmente. Sono stata forte – ha aggiunto – Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare con la mia famiglia».

La conferma sulla conversione

Ha anche confermato di essersi convertita all’Islam, durante la prigionia in Somalia, quindi dopo essere stata consegnata al gruppo islamico Al Shabab da parte dei primi rapitori kenioti: «È vero, mi sono convertita all’Islam. Ma è stata una mia libera scelta, non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità. Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze».

Ministero degli Esteri | Silvia Romano abbraccia papà Enzo all’aeroporto di Ciampino, Roma, 10 maggio 2020.

«È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata», racconta in serata Silvia Romano agli inquirenti
commentando la sua conversione all’Islam che ha definito «spontanea e non forzata».

OPEN/Sara Menafra | L’arrivo di Silvia Romano in caserma per il colloquio con il pm

Da Ciampino, infatti, è stata portata in una caserma dei carabinieri del Ros per essere ascoltata dal pm della procura di Roma, Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell’antiterrorismo dei carabinieri, che in questi mesi hanno indagato sul rapimento della cooperante in Kenya. «Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto», spiega Silvia durante l’audizione.

L’audizione è indispensabile per chiarire ulteriormente cosa sia successo dal 20 novembre 2018, quando la cooperante della onlus Africa Milele è stata rapita nel villaggio di Chakama, a circa 80 chilometri da Malindi, in Kenya.

OPEN/Sara Menafra | Silvia Romano lascia la caserma dopo il colloquio con il pm

«Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato», racconta la 25enne. «Mi sono spostata con più di un carceriere in almeno quattro covi, che erano all’interno di appartamenti nei villaggi», dice Romano. «Sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri. Loro erano armati e a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati».

L’arrivo a Ciampino

La ragazza è scesa dalla scaletta indossando una veste islamica verde, oltre a una mascherina e i guanti e già da questa scelta si capiva che le indiscrezioni circolate ieri potevano essere confermate. Non appena è arrivata, Silvia Romano è stata sottoposta ai test sul Coronavirus.

Ad occuparsi dell’arrivo in Italia è stata ancora una volta l’Aise, l’agenzia dell’intelligence estera guidata da Luciano Carta che ha anche lavorato alla sua liberazione.

L’operazione, secondo quanto noto finora, era stata gestita da una banda di otto persone che avrebbe poi ceduto la ragazza a gruppi islamisti legati ai terroristi di Al Shabaab in Somalia.

OPEN/Fabio Giuffrida | Il quartiere Casoretto a Milano

Terminata l’audizione in procura, poco prima delel 20, Silvia Romano sarebbe partita per Milano, così da raggiungere la sua famiglia nel quartiere Casoretto, già in festa da ieri 9 maggio, quando il premier Giuseppe Conte ha diffuso la notizia della liberazione della volontaria sui social.

Agenzia VISTA | Le festa nel quartiere Casoretto a Milano per la liberazione di Silvia Romano

Sala: «E ora verità per Giulio Regeni»

A esultare anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha commentato la liberazione della volontaria davanti al cartello che la ricorda rimasto fuori da palazzo Marino per un anno e mezzo e che ora potrà tornare all’interno: «Cosa he invece non faremo purtroppo per Giulio Regeni perché cui ostinatamente continueremo a tenere esposto lo striscione che chiede verità per Giulio Regeni».

«”Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona”. Questa è una frase di Silvia Romano – ha aggiunto Sala – e credo che ci sia tutta Silvia in questa frase e forse sta anche alla base della sua capacità di sopravvivere per un anno e mezzo».

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