Hong Kong nella (nuova) morsa della Cina. Joshua Wong: «Vogliono reprimerci e isolarci dal mondo. Rimanete al nostro fianco» – L’intervista

«Pechino è pronta ad istituire una nuova polizia segreta per prendere definitivamente il potere, noi non ci fermiamo». L’attivista pro-democrazia racconta quale sarà il futuro delle proteste nell’ex colonia britannica dopo la nuova legge sulla Sicurezza nazionale

Per mesi la Cina è rimasta a guardare, in attesa. Ora, passata la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, Pechino ha mosso la sua regina. La legge sulla sicurezza nazionale annunciata durante l’Assemblea del popolo è uno scacco matto all’indipendenza e alla libertà di manifestazione di Hong Kong. Ma per Joshua Wong, volto simbolo delle proteste pro-democrazia, e leader del movimento Demosisto, «non è ancora arrivato il momento di arrendersi» spiega contattato da Open.


Cosa accadrà ora nelle strade di Hong Kong?


«La nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong ucciderà i futuri movimenti democratici poiché tutte le proteste e gli altri appelli alla democrazia in città saranno classificati come tentativi di sovversione dell’autorità cinese, proprio come il governo di Pechino fa in Cina. Per far rispettare la legge, Pechino farà una mossa senza precedenti istituendo un nuovo ente di sicurezza nazionale in città. Questo nuovo organo di polizia segreta sostituirà probabilmente il governo e le forze di polizia di Hong Kong e lancerà arresti segreti dei dissidenti in tutta la città, proprio come quello che hanno fatto ai dissidenti in Cina, come l’attivista per i diritti umani Liu Xiaobo e il libraio prigioniero Gui Minhai. In altre parole, la nuova legge sarà una nuova arma per privare Hong Kong di tutte le aspirazioni democratiche».

Quali sono i pericoli di questa legge?

«La nuova legge scatenerà sicuramente una nuove serie di proteste in città. La ragione che ha spinto lo scorso anno due milioni di persone nelle strade per protestare contro il disegno di legge anti-estradizione era proteggere le nostre generazioni future. La nuova legge è anche peggio, il che mette ulteriormente in pericolo le libertà dell’isola. In effetti, nel 2003 i cittadini di Hong Kong hanno manifestato in massa per fermare la legislazione sulla sicurezza nazionale. Ora, la mossa di Pechino sta imponendo a Hong Kong una legge molto più controversa e impopolare, senza alcun controllo legislativo. È prevedibile che i cittadini siano pronti a combattere per proteggere una libertà che sta svanendo. Per questo, chiedo al mondo di stare con Hong Kong, anche questa volta».

Si sente preso di mira dalla nuova legge? Perché è stata inserita la clausola che punisce anche le “collusioni straniere” in questa nuova legge di sicurezza nazionale?

«La nuova legge è una rappresaglia diretta contro gli sforzi per un sostegno internazionale a Hong Kong. Limitare le interferenze straniere è probabilmente il primo obiettivo della nuova legge. Molti funzionari di Pechino mi hanno criticato per aver partecipato a conferenze all’estero e aver detto al mondo la verità sull’oppressione autocratica e sulla brutalità della polizia. Qualche giorno fa, il portavoce del Partito comunista cinese ha persino definito me e Nathan Law come i leader del movimento, anche se i movimenti di Hong Kong sono ben noti come movimenti senza leader.

L’accusa di “collusione con autorità straniere” porterà senza dubbio a procedimenti politici arbitrari poiché la legge è ora applicata non dai tribunali locali, ma da un organo di polizia segreta di recente istituzione. La Cina è nota per aver arrestato dissidenti locali e stranieri in nome della sicurezza nazionale o della collusione con paesi esteri. Questa clausola sulle interferenze provenienti dall’esterno è più che altro una scusa per spazzare via le forze democratiche».

Ci sono state molte accuse alla polizia per la brutalità degli arresti.

«Anche di fronte a una legge draconiana come questa non siamo spaventati. La popolazione di Hong Kong continuerà a lottare per la verità e la giustizia. Il punto non è se le nostre scelte siano facili o no, ma se siano giuste o sbagliate. Continuiamo a lottare per qualsiasi lieve speranza di democrazia sotto gli artigli autoritari della Cina non perché siamo forti, ma perché non abbiamo altra scelta. Proseguiremo i nostri sforzi per cercare il sostegno a livello internazionale poiché la verità e la giustizia non dovrebbero morire in silenzio».

L’Italia non si è ancora espressa sulla dichiarazione della Cina. Che cosa vi aspettate dalla comunità internazionale?

«La Cina sta ora rendendo carta straccia l’autonomia promessa nella Dichiarazione congiunta sino-britannica, un trattato internazionale giuridicamente vincolante per le Nazioni Unite. Questo è un momento critico, è l’inizio della fine per ogni singolo cittadino di Hong Kong. Invito il governo italiano a schierarsi con Hong Kong e ad assumere una posizione forte contro l’approvazione di questa legge estrema e pericolosa sulla sicurezza nazionale».

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