Proteste e scontri a Minneapolis. Il sindaco: «Intervenga la Guardia Nazionale». Onu: «Gli Usa fermino omicidi degli afroamericani»

L’uomo di 46 anni era stato soffocato a morte da un poliziotto e la scena ripresa su un cellulare ha fatto il giro del mondo

La morte di George Floyd è stata un omicidio a sfondo razziale. Sono queste le dure parole di Jacob Frey, sindaco di Minneapolis, in un’intervista alla Cbs. «Non sono un pubblico ministero – ha affermato – ma voglio essere chiaro: l’agente che ha effettuato l’arresto ha ucciso qualcuno. E questi sarebbe vivo se fosse stato bianco». Il primo cittadino ha poi invitato i suoi cittadini a mettere fine alle violenze, chiedendo inoltre l’intervento della Guardia Nazionale. «Per favore Minneapolis – ha detto in un tweet – non possiamo lasciare che una tragedia generi un’altra tragedia. Chiediamo il vostro aiuto per mantenere la pace».


Onu

Sul caso è intervenuta anche l’Onu che ha invitato gli Stati Uniti ad agire per «fermare gli omicidi di afroamericani da parte della polizia». Lo ha chiesto l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet.


La morte

Il video di George Floyd, uomo afroamericano di 46 anni, soffocato fino a morire da un poliziotto americano che gli tiene un ginocchio premuto sul collo, faccia a terra, nonostante le sue proteste («Sto morendo! Mi fa male tutto. Non respiro») ha fatto il giro del mondo, sollevando un’onda di indignazione e di rabbia collettiva negli USA per il comportamento brutale e razzista della polizia che in un primo momento aveva minimizzato: nella prima dichiarazione sull’incidente la polizia aveva notato che Floyd – arrestato con l’accusa di aver usato un assegno contraffatto in un negozio – dava l’impressione di soffrire semplicemente di «problemi medici», senza citare però il fatto che un agente lo tratteneva per terra con il peso del suo corpo.

Non è bastato il licenziamento di quattro poliziotti coinvolti nell’episodio da parte di Medaria Arradondo, primo capo della polizia nera della città. A quasi quattro giorni dalla morte di Floyd continuano gli scontri tra polizia e manifestanti a Minneapolis, tra lanci di sassi e bottiglie e il saccheggi di negozi.

I cori fuori dalla casa del poliziotto. Ucciso un presunto saccheggiatore

La polizia si è schierata in tenuta antisommossa e ha minacciato il lancio di gas lacrimogeni e l’uso di proiettili di gomma come la sera prima. Il capo della polizia ha lanciato un appello invitando i manifestanti ad esprimere la propria rabbia e le proprie ragioni in maniera pacifica, ma alcuni negozi sono stati saccheggiati, con diverse persone fuggite con televisori, capi di abbigliamento e generi alimentari.

Un presunto saccheggiatore sarebbe stato ucciso a colpi d’arma davanti a un banco dei pegni dal proprietario del negozio, secondo quanto riferiscono diversi media americani, fra cui il New York Post. La polizia starebbe indagando sull’accaduto. Sui social e sui media circolano immagini di diversi episodi di saccheggio e incendio di negozi e supermercati. In uno di questi si vede una donna in sedia a rotelle che cerca di fermare i saccheggiatori e viene investita dal getto di un estintore. In altri video invece si vedono incendi che sarebbero stati appiccati nella città.

Altre centinaia di persone si sono ritrovate davanti all’abitazione del poliziotto immortalato nel video, Derek Chauvin, intonando cori in cui chiedevano la sua carcerazione. Le mura davanti alla sua casa sono state riempite con le scritte come “killer” e “assassino“. Nel frattempo, Donald Trump ha chiesto al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi di accelerare le indagini sulla morte di George Floyd. «Giustizia sarà fatta!» ha twittato, definendo l’episodio «molto triste e tragico».

Foto di copertina: EPA/TANNEN MAURY

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