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Regionali, scoppia il caso Liguria. Iv: «Ci escludono per dare a noi la colpa della sconfitta». Il Pd ligure boccia la candidatura di Sansa

10 Giugno 2020 - 14:23 Marco Assab
Stop dalla segreteria del Pd in Liguria all'ipotesi di candidare il giornalista de il Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa

Elezioni regionali e politiche sono due cose diverse. Lo si sente spesso ripetere. Ma le prime sono da sempre un banco di prova per testare l’evoluzione, in corso di legislatura, dei rapporti di forza tra le parti politiche e, soprattutto, laboratori da osservare per provare a intuire gli indirizzi della politica nazionale.

Vista in quest’ottica la prossima tornata elettorale in Liguria sembra partire già in salita per la maggioranza: Italia Viva è esclusa dalle trattative tra M5s e Pd per la scelta del candidato che sfiderà il presidente uscente Giovanni Toti. Non è cosa da poco, se si considerano i rapporti burrascosi degli ultimi mesi tra il governo giallorosso e i renziani. E i fastidi non mancano.

Dalle parti di Italia Viva raccontano ad Open che, dal loro punto di vista, si tratta una strategia ben precisa del Pd. Consapevole di perdere contro un candidato forte come Toti, il Nazareno potrebbe poi così scaricare la responsabilità della sconfitta proprio sul partito di Renzi, colpevole di disunità. Da giorni in effetti si tratta sulla Liguria ma non ci sarebbero stati tentativi di coinvolgere Italia Viva da parte di Pd e M5s. Intanto nelle ultime ore è arrivato lo stop dalla segreteria del Pd ligure all’ipotesi di candidare il giornalista de il Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa. Ma ci sono anche altri fronti regionali aperti.

Il caso De Luca

ANSA / Ciro Fusco|Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca

Nel sud infatti, il modello di coalizione rischia di cambiare di confine in confine. In Campania Italia Viva sta per chiudere l’accordo sul nome dell’attuale presidente Vincenzo De Luca e ad uscire dall’intesa sono i Cinque stelle che hanno già un candidato alternativo. Ma è in Puglia forse la situazione più complicata. Tra Michele Emiliano, il presidente uscente, e il leader di Iv Matteo Renzi, le distanze culturali e politiche sono siderali.

Un tempo i due erano duellanti all’interno del Partito Democratico e sostenitori di due visioni politiche nettamente differenti. Ora sono in partiti diversi, ma l’inimicizia è rimasta inalterata. Emiliano non ha neppure il sostegno del Cinque stelle e rischia di doversela vedere da solo con un centrodestra che, buon per lui, è ancora diviso.

Trattative sulle regionali che si intrecciano poi con altri terreni di confronto, alcuni ben noti, altri un po’ in ombra. Tra i secondi c’è il rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari, molte delle quali ancora in mano alla Lega, retaggio del primo governo Conte (quello “gialloverde”). Presidenze delle commissioni che diventeranno quindi espressione dell’attuale maggioranza parlamentare.

Fonti di Italia Viva spiegano che non c’è alcuna volontà di alzare la posta come conseguenza della frizione in Liguria e delle altre. Niente richieste di riequilibri, a quanto sembra, ma solo il rispetto degli attuali rapporti di forza in aula. Insomma, per le prossime settimane, non daranno fuoco alle polveri anche se il progetto degli Stati generali per la ripartenza è piaciuto poco anche a loro.

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