Autostrade, indagato per attentato alla sicurezza e frode nelle forniture l’ad Tomasi. L’ingegnere: «Già tutto chiarito»

L’indagine è partita quando sull’A12, nel tratto tra Rapallo e Sestri Levante, si sono staccati alcuni pannelli anti-rumore. Tomasi: «Mai avuto alcuna responsabilità diretta o indiretta sulle barriere fonoassorbenti»

Nel fascicolo della procura di Genova è comparso il nome dell’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi). Nulla a che fare con il crollo del Ponte Morandi – anche se il filone principale dell’inchiesta è quello riguardante la caduta del viadotto -, e non c’entra nemmeno il ruolo di amministratore delegato che ricopre oggi. Roberto Tomasi è indagato per l’attività svolta nel periodo in cui era responsabile della progettazione e dell’installazione dei pannelli sulla rete autostradale.


Attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture le ipotesi di reato a suo carico: Tomasi – scrive la Repubblica -, aveva partecipato al Comitato grandi opere che deliberò l’acquisto e l’installazione dei pannelli fonoassorbenti. L’attenzione dei giudici è nata quando è stato scoperto che le lastre erano a rischio distacco. L’inchiesta è partita a fine 2019 quando su un tratto di strada che collega Rapallo e Sestri Levante, appartenente all’A12, sono caduti alcuni pannelli fonoassorbenti.


Le ispezioni successive hanno dimostrato che le barriere anti-rumore non erano a norma e che il forte vento ne poteva provocare il distacco in qualsiasi momento. Tomasi aveva ricevuto l’avviso di garanzia già a gennaio, ma la notizia è stata tenuta riservata fino ad oggi. Insieme all’attuale ad, sono indagati per la stessa vicenda anche altri tre dirigenti di Aspi. I pannelli sono stati disinstallati rapidamente quando il procuratore di Genova ha sentito Tomasi.

La replica

Autostrade per l’Italia chiarisce che l’ammistratore delegato Tomasi «non aveva competenza sulle barriere fono-assorbenti». L’ingegnere «prendeva parte al comitato grandi opere per presentare altri progetti». In una nota Aspi sottolinea che l’Ad ha già avuto «modo di chiarire ampiamente all’Autorità Giudiziaria la propria posizione». Nell’incontro dello scorso gennaio alla Procura di Genova, Tomasi «ha prestato piena collaborazione, fornendo ogni informazione disponibile, utile alla specifica indagine».

In particolare l’ingegnere ha fatto sapere che la sua partecipazione al comitato Grandi opere di Aspi avveniva solo «con la finalità di presentare alcuni progetti di potenziamento della rete di cui, al tempo, aveva diretta competenza. Di questi progetti non hanno mai fatto parte le barriere fono-assorbenti oggetto di indagine – installate su 60 km su un totale di 3.000 km della rete Aspi – rispetto alle quali Tomasi non ha mai avuto alcuna responsabilità diretta o indiretta».

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