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La polemica continua: per J.K. Rowling siamo sull’orlo di uno «scandalo medico» sulle questioni transgender

26 Luglio 2020 - 19:49 Redazione
JK Rowling contro John Oliver
JK Rowling contro John Oliver
Le polemiche sono cominciate ai primi di giugno dopo alcuni tweet pubblicati dalla scrittrice

J.K. Rowling manda messaggi tutt’altro che sibillini e annuncia su Twitter che i minuti sono contati: a breve infatti scoppierà a suo dire «uno scandalo che coinvolgerà il mondo della medicina sulle cliniche di identità del sistema sanitario nazionale». La mamma di Harry Potter nelle settimane scorse aveva già sollevato un discreto polverone dovuto alle sue dichiarazioni sul mondo trans. Nonostante le frasi siano state etichettate come transfobiche, la scrittrice ha rispedito al mittente le accuse.

«Da quando ho parlato della teoria dell’identità di genere, ho ricevuto migliaia di e-mail – più di quanto abbia mai avuto su un singolo argomento», ha twittato. «Molte provengono da professionisti che lavorano in medicina, istruzione e assistenza sociale. Tutti sono preoccupati per gli effetti sui giovani vulnerabili. La triste verità è che se e quando scoppierà lo scandalo, nessuno al momento sarà in grado di dire in modo credibile: “non potevamo saperlo”».

La polemica

Dopo i primi tweet pubblicati a giugno e i precedenti commenti della Rowling, molti degli attori che hanno recitato negli adattamenti cinematografici di Harry Potter hanno espresso il loro sostegno alla comunità trans. Tra questi ci sono Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, così come Bonnie Wright, Eddie Redmayne, Katie Leung e Miriam Margolyes.

All’inizio di questo mese, Rowling è stata attaccata duramente sul web per aver affermato che la terapia ormonale transgender era «un nuovo tipo di terapia di conversione» per i giovani gay. Domenica 5 luglio, ha twittato: «Molti, inclusa me stessa, credono che stiamo assistendo a un nuovo tipo di terapia di conversione per i giovani gay, che sono stati avviati a un percorso permanente di medicalizzazione che potrebbe comportare la perdita della loro fertilità e/o piena funzione sessuale».

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