Basta caccia con la colla in Francia: l’Ue dà tempo fino al 2 ottobre. E i cacciatori minacciano battaglia

Per la Commissione Europea la Francia ha tempo fino al 2 ottobre per fermare una delle pratiche di cattura più discusse dagli ambientalisti. I cacciatori: «Una pugnalata, pronti a una forte azione su scala nazionale»

Viene chiamata «caccia colla» ed è una delle pratiche di cattura di animali più combattute dagli ambientalisti in Francia che presto sperano di poter finalmente fermare, con l’aiuto del nuovo ministra per la transizione ecologica francese, Barbara Pompili. La Federazione dei cacciatori francese guidata da Willy Schraen ha infatti ricevuto la comunicazione ufficiale, da parte della ministra, di voler procedere alla proposta di eliminazione della controversa tecnica.


«Prepareremo una forte azione su scala nazionale» hanno annunciato i cacciatori, che di abbandonare la tecnica della «caccia colla» non ne vogliono sapere. «Una pugnalata», continuano. Uniti nella protesta, intendono avviare anche un procedimento legale per proteggere la discussa modalità di cattura, praticata in cinque dipartimenti nel sud-est della Francia.


Gli uccelli incollati ai rami

La caccia «colla» consiste nel catturare uccelli, in particolare tordi e merli, usando rami e bastoncini di legno completamente ricoperti di colla e posizionati su alberi e cespugli. Gli animali però non vengono ammazzati. O come sostengono gli ambientalisti, «non subito».

Incollati al ramo vengono collocati in gabbie per attirare i loro simili attraverso il canto. A quel punto i cacciatori aprono il fuoco. Se un uccello appartenente a una specie protetta dovesse atterrare sulla colla, la legge obbliga il cacciatore a intervenire e toglierlo (in genere con benzina). «Solo le cesene, i tordi e i merli possono essere usati come richiami», specifica il decreto del 17 agosto 1989 .

Proprio questa è una delle criticità più discusse dagli ambientalisti: il fatto cioè che non vi sia alcuna sicurezza circa la liberazione delle specie non cacciabili una volta finito il loro mestiere di «richiami». Senza trascurare poi il fatto che, anche per le specie cacciabili, la «caccia colla» viene ritenuta altamente dannosa.

«Pensare che una volta consegnati e rilasciati, gli uccelli vengano salvati e possano tornare nel loro ambiente senza danni è illusorio», spiegano gli ambientalisti. Lesioni delle piume, danni al sistema muscoloscheletrico, tossicità delle sostanze con cui vengono «scollati». Yves Verhilhac, direttore generale dell’LPO (Ligue pour la Protection des Oiseaux), sostiene, tra le altre cose, che «gli uccelli chiamanti vengono rinchiusi per mesi al buio».

C’è tempo fino al 2 ottobre

La caccia alla colla è vietata ovunque in Europa tranne in Francia. «Il Paese non può permettersi di essere il brutto anatroccolo che consente agli uccelli di essere torturati», dice Verilhac. Malta è stata l’ultima condannata per questa pratica dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel 2018. 

Il 2 luglio 2020, la Commissione europea ha concesso alla Francia tre mesi per interrompere la pratica venatoria. Il 2 ottobre, dunque, i cacciatori che ora protestano, potrebbero essere costretti a mettere un punto alla tecnica della caccia con la colla. 

L’obiettivo pratico è anche quello di impedire che proprio a ottobre – mese in cui è prevista la prossima stagione venatoria – i cacciatori delle Bocche del Rodano, Vaucluse, Alta Provenza, Var e Alpi Marittime ricomincino a seminare per i boschi i rami collosi. Se la proposta di Pompili non verrà accolta, la Corte di giustizia dell’Unione Europea punirà il governo francese con sanzioni, in questi casi, piuttosto alte.

Foto copertina: LPO

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