Due uccellini paralizzano l’alta velocità adriatica, una delle 130 opere sbloccate dal governo. Ma stavolta il Ministero dell’Ambiente ha preso un granchio

La ragione dello stop? Tutelare l’habitat di fratino e ghiandaia marina. Ma un esperto ornitologo dice: «Non sanno di che cosa parlano, l’uno nidifica solo sulla spiaggia e l’altra vive a 40 chilometri dal cantiere»

Un piccolo volatile ferma una grande opera. Sembrava fatta, finalmente. l’Alta Velocità ferroviaria della linea Adriatica era pronta a decollare, ma ci si è messo di mezzo un uccellino. Anzi due. Il Charadrius alexandrinus, fratino eurasiatico o più semplicemente fratino, e il Coracias garrulus, ghiandaia marina.


Il progetto dell’alta velocità adriatica

La Commissione incaricata di redigere la Valutazione di Impatto Ambientale sul Corridoio Plurimodale Adriatico Asse ferroviario Bologna – Bari – Lecce – Taranto, in riferimento all’approvazione del Progetto Definitivo del lotto 2-3 Termoli – Ripalta, ha detto no. «Si rischia di compromettere l’habitat naturale di queste due specie avifaunistiche, servono studi più approfonditi». E nuovo rinvio per l’alta velocità. Intanto l’opera è stata inserita fra le 130 del Decreto Semplificazione con il raddoppio del binario tra Termoli e Lesina, l’imbuto d’Italia come lo chiamo da queste parti.


Immaginata e progettata nel 2001, finanziata dal Cipe 10 anni dopo, ci voleva il Covid per dare un’accelerata a quei 34 chilometri che da sempre paralizzano il trasporto su rotaie lungo la dorsale adriatica. Ma ci si è messo di mezzo questo uccellino (specie protetta) delle dune di Campomarino, che frequenta la spiaggia incontaminata al confine con la Puglia. Per il Ministero dell’Ambiente – come spiegato nel parere della Commissione tecnica per la verifica dell’impatto ambientale – «manca la caratterizzazione qualitativa e quantitativa dell’avifauna nidificante e della sua distribuzione all’interno dell’area di intervento. E conseguentemente non sono indagati possibili impatti».

L’equivoco sugli uccellini

Peccato che né il fratino né la ghiandaia marina siano interessati minimamente dal cantiere del secondo e terzo lotto del mega-progetto perché, semplicemente, non nidificano lungo il tracciato dei nuovi binari. «Anzi, sono piuttosto lontani entrambi. Non c’azzeccano niente» dice, alla molisana e citando Antonio Di Pietro che da queste parti è di casa, l’ornitologo Nicola Norante, un vero esperto di questi luoghi selvaggi che da 40 anni studia gli uccelli del territorio e del fratino, come delle ghiandaia marina, sa vita morte e miracoli.

L’ornitologo Nicola Norante

«Il fratino è una specie dunale e nidifica sulla spiaggia, non arriva mai oltre la pineta. Non è stato disturbato finora dalla ferrovia, che esiste da sempre ed è molto più vicina alla spiaggia di quella che dovrà essere realizzata, figuriamoci. E la ghiandaia marina è una specie migratoria che nei soggiorni in Molise si trova verso Colletorto, a 40 chilometri da qua».
E quindi? Come si spiega? «Non ne ho idea. Nessuno qua è stato interpellato, tantomeno il Centro Studi Ornitologico del Molise (lo stesso che qualche giorno fa ha scoperto e documentato una rarissima poiana leucistica appollaiata nei boschi attorno a Termoli, ndr) o il sottoscritto. Altrimenti li avremmo quantomeno avvertiti…».

Tanto più che la nuova linea ferrata, la cui promessa è catapultare il Molise fuori dalla obsolescenza dei trasporti novecenteschi, è posta ben più all’interno rispetto a quella attuale, che non ha mai costituito un problema per gli uccelli della zona. Pare proprio che stavolta gli ambientalisti da Dicastero abbiano preso un granchio. Anzi, una ghiandaia.

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