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A 20 anni si candida come Garante della Privacy, William Turcinovic: «Conosco il Gdpr a memoria» – L’intervista

17 Dicembre 2019 - 07:00 Felice Florio
Ha imparato a programmare durante le scuole elementari. Con startup e decine di progetti all'attivo, la sua sfida adesso è entrare nel consiglio dell'authority: «Il Garante deve padroneggiare l'informatica giuridica, io sono pronto»

Quando i suoi coetanei stavano imparando a fare le tabelline, William Turcinovic passava i pomeriggi al pc a creare i suoi primi programmi, «ma sapevo utilizzare solo linguaggi stupidi, come l’Html». Non è finta modestia: William Turcinovic, 20 anni, ha creato così tante applicazioni e startup che fa fatica a ricordare ogni tappa della sua carriera da genio dell’informatica. La memoria, invece, non gli manca quando deve citare qualche articolo del Gdpr: «Lo conosco a memoria, ma ho imparato anche il Codice della privacy precedente – prende un respiro -, quello approvato con decreto legislativo il 30 giugno 2003».

«Ho una sorta di feticismo per la memoria – sorride -, tendo a memorizzare un po’ di tutto. Non solo testi riguardanti la privacy o l’informatica, ho a mente buona parte del Codice penale». Ma non è tanto la preparazione di Turcinovic che sorprende: è l’impegno che riversa per rivoluzionare gli ambienti che frequenta. «Non si tratta di rivoluzioni. Semplicemente, ho alcune competenze informatiche e delle idee in cui credo: perché non rendere migliori, grazie alla tecnologia, gli aspetti della vita di tutti i giorni?».

Nel 2018, il presidente Sergio Mattarella l’ha nominato alfiere della Repubblica: «Esempio di partecipazione attiva su diversi temi sociali, ha dedicato particolare impegno al miglioramento degli ambienti scolastici. Ha realizzato un sito web nel quale raccoglie le segnalazioni degli studenti e offre così, anche alle istituzioni, un quadro aggiornato delle criticità degli istituti della Regione», spiega il Quirinale. Cosa ha combinato per ricevere l’onorificenza?

«Durante il quarto anno di scuola superiore sono diventato membro della Consulta Provinciale degli studenti. Ho preso molto a cuore la questione dell’edilizia scolastica. In Molise come nel resto di Italia ci sono tanti istituti inadeguati. Così, ho sviluppato Vivo la scuola, un portale internet che consente a tutti gli attori della scuola di conoscere le condizioni degli edifici scolastici della Regione e dei servizi offerti». Tramite raccolta di dati, rapporti di autovalutazione e sondaggi Vivo la scuola ha creato una mappa dello stato dello scuole molisane. «Ho ricevuto l’interessamento all’applicativo di molti Paesi straniere: sto lavorando per lanciare un Vivo la scuola per ogni Stato membro dell’Unione europea».

Prima della scuola, c’è stata un’altra realtà nella quale ha apportato un piccolo, grande cambiamento. «Ero arbitro di calcio della sezione di Isernia – Turcinovic è nato e cresciuto a Monteroduni -. Alla fine di ogni partita, l’arbitro doveva scrivere il referto, stampare il foglio Excel, firmarlo e inviarlo all’Aia, l’Associazione italiana arbitri. Macchinoso, no? Così ho inventato un applicativo per compilare direttamente i referti delle partite su pc o smartphone e inviarli all’associazione con firma digitale».

Aveva appena compiuto 16 anni e l’app, oggi, è ancora utilizzata in Molise. Grazie a quell’idea e alla capacità di tradurla in codice informatico, Turcinovic, due anni dopo, è stato chiamato a far parte della dirigenza Aia per i servizi Informatici. Dal 2017, è un componente della Commissione di studio per il servizio informatico e statistico. Il curriculum del ventenne è lungo è pieno di piccole rivoluzioni digitali che hanno inciso anche in ambienti di vertice: a 17 anni ha realizzato un registro elettronico per la Regione Molise per i corsi dell’alternanza scuola-lavoro, l’anno dopo ha creato un gestionale per Federimprese Molise.

È inutile continuare a parlare del suo passato: il curriculum è pubblico sui siti della Camera dei Deputati e del Senato. Come mai? Turcinovic ha deciso di candidarsi in entrambe le Camere per il ruolo di componente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali. Si vota il 19 dicembre per rinnovare i componenti di Garante Privacy e Agcom, scaduti da mesi e in regime di proroga fino al 31 dicembre. Non c’è stato un accordo tra i partiti e le nomine, che fanno parte della strategia politica, sono rimaste congelate.

Per comprendere il rilievo della nomina a Garante Privacy, bisogna considerare che il centrodestra ha deciso di schierare per la partita il senatore Ignazio La Russa. Il 19 dicembre la Camera e il Senato voteranno per nominare due membri ciascuno. I quattro eletti nell’Authority allora decideranno chi assumerà il ruolo di presidente. Il regolamento prevede che, in caso di impasse, il più anziano tra gli eletti ricopre la carica principale del Garante Privacy. E tra i papabili che hanno presentato candidatura entro il 31 ottobre, il più anziano è Ignazio La Russa.

In questa difficile partita, fatta di interessi politici e giochi di palazzo, si è inserito l’outsider Turcinovic, il più giovane tra centinaia di candidati. È candidato sia alla Camera che al Senato, ma non è un partita semplice la sua: deputati e senatori dovrebbero leggere circa 300 curriculum per decidere chi, in maniera meritocratica, meriti di diventare uno dei quattro membri del Garante Privacy. Ovviamente arriverà l’indicazione dal proprio capogruppo che indicherà il nome da lasciare nell’urna il 19 dicembre. Ma Turcinovic nutre una speranza: «Il mio auspicio è che i parlamentari votino per coscienza. La privacy è un diritto più che mai prezioso e bisogna proteggerlo senza interessi politici, solo con competenza».

Il presidente Sergio Mattarella conferisce l’onorificenza di Alfiere della Repubblica a William Turcinovic

Turcinovic, a parte tutto questo, dove vive, dove studia?

«Ho lasciato Monteroduni, paesino di 2.000 abitanti in provincia di Isernia, per trasferirmi a Roma: dopo il diploma di perito informatico all’Itis “Fermi Mattei” di Isernia, mi sono iscritto all’Università La Sapienza nel corso di ingegneria informatica. Ma il trasferimento a Roma perché in Molise, terra che amo, non ci sono i presupposti per far nascere le mie startup. Spero di fare il percorso inverso, un giorno, e riuscire a portare lì il lavoro che sto creando altrove».

“Le mie startup”. Quante attività tiene in piedi?

«Tante. Parliamo solo di due che stanno per uscire sul mercato. Tra un paio di mesi pubblico Razoo, un applicativo per conciliare domanda e offerti di lavoro e ridurre il numero di neet. L’obiettivo è rendere meritocratico il sistema lavorativo, ridurre il tasso di disoccupazione e permettere alle società di assumere più personale. Questo processo avviene mediante particolari reti di imprese che instaureremo tra le aziende aderenti. La seconda startup, il cui avviamento è previsto per giugno 2020, renderà più agevole l’apertura all’estero di fast food di cibo italiano».

È vero che, nel suo percorso di studente, le è capitato di fare anche l’insegnante?

«Non voglio mentire, ma negli ultimi tre anni di scuola superiore è successo che i professori mi chiedessero di insegnare ai miei compagni alcune parti del programma di informatica».

Ha scelto di candidarsi per una posizione di assoluto rilievo nell’amministrazione pubblica italiana. Il 19 dicembre competerà con Ignazio La Russa, giusto per dare il peso della sfida che ha intrapreso.

«Il Garante Privacy ha bisogno di giovani, di innovazione e di esperti di informatica giudiziaria. E in Italia non sono molti a scegliere di spendere queste competenze per un ruolo istituzionale. Se pensiamo all’attività del Garante, ai tempi di internet, è logico sostenere che avere competenze politiche o forensi non basta. Per questo mi batto affinché dei quattro membri del Garante due siano di estrazione politico-forense, due di riconosciute competenze informatiche. Per esempio, se si deve applicare una sanzione a un’azienda che non rispetta il Gdpr, bisogna avere le conoscenze informatiche per valutare quale sia il disastro di un data breach ad esempio».

Però a votare per il Garante sarà la classe politica. Come spera di far passare il suo messaggio a deputati e senatori che non leggeranno mai i curriculum inviati alla Camera e al Senato?

«Il mio auspicio è che il parlamento non segua logiche di partito, ma anche di competenze. Sto inviando mail e pec a deputati senatori e grazie ad alcuni amici punto ad arrivare al più ampio numero di parlamentari. Racconto loro il mio passato e quello che vorrei fare al Garante Privacy. Ho in mente di fare innovazione a 360 gradi, ho un sacco di progetti in mente relativi alla privacy in Italia».

Per esempio?

«La priorità? Il Garante ha bisogno di una comunicazione più sviluppata, deve essere attivo con i cittadini per informare loro dei propri diritti: solo con la chiarezza ci si sente davvero tutelati. Molti, in Italia, non sanno nemmeno che esiste il Garante Privacy. Va aperto subito un canale diretto tra cittadini e Garante. Se a un pronto soccorso l’infermiere invita ad alta voce il signore “Marco Rossi” a entrare nella stanza per una terapia, sta violando i dati sensibili di quel cittadino. Quella persona può segnalare la violazione al Garante solo tramite pec. Diventa troppo complicato, invece il Garante dovrebbe aprire un canale di comunicazione user friendly per i cittadini».

Quindi è sull’ambito sanitario che bisogna apportare maggiori interventi?

«Era un esempio. Certo negli ospedali e nei Palazzi di Giustizia avvengono le più numerose violazioni della privacy dei cittadini ed è lì che bisogna intervenire con assoluta urgenza. Oltre, ma questo lo raccontiamo più spesso, sui social network. La colpa è anche del Gdpr, un regolamento europeo troppo generico che non è stato implementato in ogni Stato seguendo le specificità del Paese membro. Introduce ruoli di amministratori di sistema, delegati al trattamento dei dati che, però, non riescono a funzionare perché in alcuni Paesi manca la cultura della privacy. Dobbiamo dotarci di strumenti più concreti, analizzando le criticità di ogni singolo Paese».

Vive la privacy come una vocazione.

«La privacy è un diritto imprescindibile e non ci si può sottrarre. Né da cittadini privati, né da rappresentati della cosa pubblica. Mi candido per questo, perché padroneggio l’informatica giuridica e voglio spendere questa competenza per una giusta causa. So bene che esistono interferenze tra mondo politico e Garante, ma voglio lottare per far passare un concetto: quest’autorità deve essere super partes anche nella sua elezione, non espressione di una particolare sfera politica e dei relativi interessi».

Aggiornamento ore 11.00, 17 dicembre: «Preso atto dell’intenzione del governo di procedere a un’ulteriore proroga del decreto legge della durata in carica degli attuali componenti del Garante per la protezione dei dati personali e dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni la votazione dell’elezione dei membri di nomina parlamentare già prevista per giovedì 19 è rinviata ad altra data». Ad annunciarlo a Palazzo Madama, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli.

Foto di Privacy Academy

Non è il primo rinvio del rinnovo delle cariche delle authority: la riapertura delle candidature, decisa lo scorso 19 maggio, aveva già portato a una proroga della votazione dei componenti del Garante Privacy, prevista per la scorsa estate, a data da destinarsi (individuata poi nel 19 dicembre 2019). Adesso bisognerà attendere una nuova data per rinnovare i consigli dell’autorità. Bloccando, di fatto, i lavori del Garante: in regime di amministrazione straordinaria si possono espletare solo le mansioni di routine. L’autorità non può procedere, invece, a interventi strutturali.

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