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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «La curva dei ricoveri è in crescita e l’inizio della scuola darà impulso all’epidemia»

02 Settembre 2020 - 20:13 Felice Florio
Tre elementi preoccupano il ricercatore del Cnr: «Riapertura degli istituti scolastici, mobilità nelle grandi città e sintomi influenzali. Combinati tra loro sono tre fattori che scombussoleranno l'andamento epidemico»

I contagi sono risaliti oltre quota mille, 1.326 nelle ultime 24 ore. Benché il numero di tamponi abbia superato la cifra record di 100mila e questo sicuramente ha comportato un aumento delle infezioni individuate, la situazione, soprattutto in alcune regioni italiane, preoccupa: in cinque di esse i casi positivi, individuati in un solo giorno sono più di cento. La Lombardia, la regione con più casi attivi (7.278), ha registrato un incremento di 237 infezioni di Coronavirus in un giorno.

Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr che si occupa di studiare l’applicazione di modelli statistici alla medicina, evidenzia un elemento spesso ignorato nell’analisi: la frequenza di nuovi casi positivi. Il valore si ottiene dividendo il numero dei nuovi casi per il numero di tamponi registrati nello stesso giorno. «Da quattro giorni, vediamo una flessione della curva della frequenza, mentre prima la curva era in crescita esponenziale – afferma Sebastiani -. Adesso sta piegando, ma è presto per trarre conclusioni: l’inizio della scuola porterà sicuramente un impulso all’epidemia».

Professore, l’appiattimento della curva potrebbe essere un segnale positivo. Anche per quanto riguarda i casi totali e i dati relativi all’ospedalizzazione assistiamo a una flessione?

«Per quanto riguarda il numero di casi totali, la curva era in crescita esponenziale. Poi, anche qui, negli ultimi 4 giorni si vede una flessione. Dal punto di vista clinico, invece, non vediamo una cosa analoga: sia le terapie intensive sia il numero dei ricoverati con sintomi continua ad aumentare con un rate costante. Per i ricoveri con sintomi la curva appare in crescita lineare, per le terapie intensive sembra invece che stia impennandosi, ma bisogna attendere ancora qualche giorno per confermare questo andamento».

I numeri relativi ai ricoveri con sintomi meno gravi e quelli relativi alle terapie intensive vanno sempre di pari passo?

«Il rapporto tra terapie intensive e ricoverati con sintomi cambia. Ad esempio, il rapporto ha mostrato una risalita a inizio di agosto, poi è diminuito e adesso sta tornando ad aumentare: siamo intorno all’8%. All’inizio dell’epidemia, tra marzo e febbraio, il rapporto tra casi gravi e meno gravi viaggiava intorno al 23%».

La preoccupa questo incremento degli ospedalizzati?

«È allarmante perché ci dice che c’è un coinvolgimento del sistema sanitario. Non è un’infezione che circola solo tra ragazzi giovani e quindi asintomatici, esiste un pericolo di rottura della barriera generazionale. L’aumento nel numero degli ospedalizzati potrebbe essere un segnale premonitore che il virus si sta trasmettendo a fasce di popolazione più anziana».

È la stessa parabola che stanno seguendo Paesi esteri che hanno vissuto prima di noi la recrudescenza dell’epidemia?

«C’è un elemento interessante da sottolineare: in Francia le terapie intensive non aumentano. Una delle possibili spiegazioni è che lì i ragazzi vanno via di casa molto presto e quindi, dopo le vacanze, non hanno portato il virus in famiglia. Il rapporto che c’è in Italia tra nonni e nipoti, d’altronde, è più stretto: il contatto diretto e indiretto è molto più probabile qui che all’estero».

Un aspetto positivo di questa fase è l’incremento nel numero di tamponi processati.

«Certamente. Tre settimane fa in Italia, in sette giorni, si analizzavano 300mila tamponi. Due settimane fa il computo totale era di 450mila. La scorsa settimana, 600mila. E dai primi giorni della settimana in corso si evince che i tamponi continueranno ad aumentare. Ma bisogna fare molto di più di così visto che la grande incognita della scuola è alle porte».

Ci sono altri fattori di rischio oltre l’inizio dell’anno scolastico?

«Le grandi città, con la loro mobilità esasperata, sono un’altra incognita che scombussolerà l’andamento epidemico. Quando questi due fattori si cumuleranno, scuole e ripresa delle attività lavorative, i mezzi di trasporto diventeranno luoghi ad altissimo rischio. C’è un’ulteriore aggravante: adesso la capacità di trasmissione dell’infetto è più bassa perché stiamo tanto all’aperto e tosse e starnuti sono fenomeni rari di questo periodo visto che non è ancora iniziata la stagione influenzale. In autunno, ovviamente, questi acceleratori di trasmissione del Coronavirus daranno un impulso importante all’epidemia».

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