Omicidio Willy, i fratelli Bianchi e Pincarelli chiedono di restare in isolamento: alto rischio di ritorsioni in carcere

La minaccia di reazioni «poco gradite» all’interno di Rebibbia è una possibilità che non esclude neanche il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, per via dell’eco che il caso di Colleferro ha avuto anche in carcere

È un rischio sempre più alto quello che i detenuti di Rebibbia possano prendere di mira i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, oltre che Mario Pincarelli, in isolamento a Roma nel carcere di Rebibbia da una settimana. I tre dovrebbero restare in celle singole per altri sette giorni, non solo per evitare che parlino tra loro, ma anche per le disposizioni anti-contagio sul Coronavirus, previste in tutti gli istituti di pena per chi è appena arrivato. Un periodo però che potrebbe prolungarsi, come hanno chiesto di valutare i legali degli accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne pestato a morte a Colleferro.


Un crimine che, come riporta il Messaggero, oltre a scuotere l’Italia intera può spingere gli altri detenuti a ogni tipo di ritorsioni, così come accade per altri casi efferati contro donne e bambini. Al giudice e ai vertici del Dap, i tre legali hanno quindi chiesto di considerare i rischi legati all’arresto dei loro assistiti, per tutelarne l’incolumità e il loro «diritto a una giusta detenzione».


Una minaccia concreta anche secondo il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia che teme il pericolo che i tre ragazzi di Artena possano essere: «oggetto di attenzioni per così dire sgradite all’interno del carcere», per via dell’eco che la morte di Willy ha avuto. Perciò Anastasia si augura che la direzione del carcere valuti: «una adeguata forma dell’isolamento».

Una soluzione neanche semplice da attuare, considerando che le carceri della Capitale sono già affollate, anche per le disposizioni sulla quarantena all’ingresso. I tre si trovano a Rebibbia proprio perché il carcere di Regina Coeli, dove più di frequente vengono accolti i detenuti in attesa di giudizio, era già pieno.

Leggi anche: