Bielorussia, picchiato a morte un manifestante di 31 anni. Tsikhanouskaya: «Continueremo a combattere per lui»

di Cristin Cappelletti

L’uomo era stato rapito l’11 novembre dopo una colluttazione con le forze di polizia per la rimozione di bandiere bianche e rosse, simbolo dell’opposizione

Sono migliaia le persone che ieri e oggi si sono radunate nella capitale bielorussa, Minsk, per protestare, ancora, contro il regime di Aleksandr Lukashenko. Questa volta la folla ha commemorato la morte di un 31enne, Raman Bandarenka, deceduto ieri in ospedale dopo essere stato brutalmente picchiato dalle autorità e le milizie fedeli al presidente bielorusso. Secondo alcuni testimoni, Raman Bandarenka è stato rapito l’11 novembre dopo una colluttazione con un gruppo di uomini in borghese che erano venuti per rimuovere delle bandiere bianche e rosse, simbolo del movimento di protesta e dell’opposizione contro Lukashenko. L’uomo è stato caricato su un minivan.



Un’ora dopo il suo arresto Bandarenka è stato ricoverato al pronto soccorso con un grave trauma cranico. È morto il giorno dopo. Oggi un gruppo di persone ha osservato un minuto di silenzio mentre, in quella che è stata rinominata la piazza del cambiamento, i cittadini hanno portato fiori e candele per ricordare il 31enne. In tutta il Paese sono state formate catene di solidarietà in memoria di Bandarenka.

Dopo l’uccisione del giovane, la leader dell’opposizione Svetlana Tsikhanouskaya ha chiesto «alle Nazioni del mondo libero di sostenere la Bielorussia». Su Twitter, la politica, e sfidante di Lukashenko alle ultime elezioni (per l’opposizione, la vera vincitrice), ha ribadito che l’elenco delle sanzioni deve essere ampliato.

E sulla morte di Bandarenka chiede che venga avviata un’indagine: «Prigionieri politici, attivisti, giornalisti, scioperanti e artisti hanno bisogno della vostra solidarietà. Il nostro obiettivo rimane lo stesso: elezioni libere ed eque». Nello stesso post Tsikhanouskaya ha mandato le sue condoglianze alla madre del 31enne: «Continueremo a combattere per tuo figlio e per la libertà».

Foto copertina: EPA/STR

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