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Mes, Crimi tenta la mediazione: «Convinto di una risoluzione unitaria. Non è battaglia ideologica»

05 Dicembre 2020 - 20:40 Redazione
Duro l’attacco del ministro degli Esteri nei confronti dei suoi: «Diciamo le cose come stanno: chi non voterà quella risoluzione, voterà contro il presidente del Consiglio dei ministri e il suo governo»

Vito Crimi ci prova, cerca di mediare e di sedare la ribellione in seno al suo partito, il M5s, nata durante la discussione di ieri sulla riforma del Mes. «Quello che si voterà sarà una risoluzione alle comunicazioni del premier Giuseppe Conte e io sono convinto che ci sarà risoluzione unitaria di maggioranza che guarderà oltre» alla riforma del Meccanismo economico di stabilità. Se il governo cadrà? «No, assolutamente», ha detto il capo politico pentastellato ai microfoni di Skytg24 Live in Courmayeur.

Per Crimi, «Il Mes sanitario è uno strumento anacronistico, tanto che nessun Paese ha chiesto l’attivazione. Non è una battaglia ideologica, è una convinzione, anche perché non è stato scritto nero su bianco che non abbia condizionalità. Se il problema è reperire 37 mld per la sanità io dico che abbiamo già approvato uno scostamento di bilancio di 10 mld, siamo pronti a farne un altro. Non c’è bisogno di usare strumenti capestro».

Una tesi analoga a quella sostenuta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Poco convinto non solo dell’uso del Mes sanitario, ma pure della riforma di cui si discute in questi giorni e che lui definisce «peggiorativa e che andava fermata anni fa, perché è una riforma iniziata sotto altri governi e che riguarda uno strumento che mai sarà usato dall’Italia». Ma deciso, allo stesso tempo, a trovare un’intesa che non metta in difficoltà l’Italia, specie nei rapporti con gli altri paesi europei.

I gruppi parlamentari grillini ieri sera, 4 dicembre, hanno lasciato l’assemblea con l’avvertimento di Luigi Di Maio: un voto contrario alla riforma del Mes, che non è l’attivazione del Salva Stati da parte dell’Italia, ricorda ancora oggi Conte, porta il premier sul patibolo. Insomma, chi vota contro la riforma, vota contro il governo. E il risultato potrebbe essere quello di un clamoroso autogol, cioè la caduta della coalizione che vede i 5 stelle come forza maggioritaria. «La partita riguarda loro, certamente non il Pd e neppure Italia Viva… Ma penso e credo che il M5s non impallinerà Conte», diceva ieri Renzi.

Netta la sferzata del ministro ai riottosi del suo partito. «Diciamo le cose come stanno: chi non voterà quella risoluzione, voterà contro il presidente del Consiglio dei ministri e il suo governo». Di Maio precisa: «Se poi qualcuno preferisce prestare il fianco ai detrattori, a chi finora se n’è stato con le mani in mano accusandoci di tutto e del contrario di tutto allora faccia pure, se ne assumerà le responsabilità davanti agli italiani». Per l’ex capo politico «Mai come in questo momento dobbiamo garantire stabilità per il pieno rilancio della nostra economia».

Anche Crimi è intervenuto sul futuro del M5s. «Sono gli iscritti che decidono chi fa il capo politico e chi entrerà nel direttorio. La settimana prossima ci sarà la votazione» sulla leadership di un M5s che «vuole essere una forza di governo proiettata nell’Ue che vogliamo riportare ad essere comunità». «Grillo è il Garante, non è una carica che ha scadenze», ha sottolineato Crimi.

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