Caso Regeni, le ombre sulla prof di Cambridge nell’inchiesta di Roma: «Non ha voluto aiutare le indagini senza dare spiegazioni»

di Riccardo Liberatore

La Procura di Roma denuncia «l’assenza di volontà di contribuire alle indagini relative al sequestro, la tortura e l’omicidio di un suo studente» da parte di Maha Mahfouz Abdelrahman

«Ho mandato un giovane ricercatore verso la sua morte […] Indicare alle persone come fare ricerca è qualcosa che penso ma sento di non dover più fare». Così il 7 febbraio 2016 la professoressa Maha Mahfouz Abdelrahman, docente all’università di Cambridge nel Regno Unito e relatrice di Giulio Regeni, scriveva a una sua collega canadese, evidentemente in preda allo sconforto per la morte del “suo” dottorando. Ma la Procura di Roma, che ha accertato il ruolo dei servizi egiziani e le torture subite dal ragazzo, denuncia che, nonostante i rimorsi, Abdelrahman avrebbe ostacolato le indagini, arrivando persino a mentire su alcuni dettagli del progetto di ricerca di Regeni.


Le preoccupazioni di Giulio

La prima bugia da smontare è che Giulio fosse uno sprovveduto, che si fosse imbarcato – di sua spontanea volontà – in un progetto di ricerca rischioso senza essere consapevole dei pericoli a cui andava incontro. Ma, come riporta la Repubblica, Giulio lo sapeva, eccome. Ne aveva parlato con i suoi amici, ma anche con l’università. «Mentre la mia metodologia di ricerca appare essere lineare — aveva scritto in risposta a un questionario dell’ateneo — sono preoccupato per lo scenario altamente volatile attualmente presente in Egitto. Investigare sui sindacati in uno scenario post rivoluzionario potrebbe essere visto con sospetto da molti dei previsti intervistati e dalle autorità». Ed ecco che era entrata in gioco la sua supervisor che – con eccessiva leggerezza? – aveva sminuito i suoi dubbi, rispondendo che c’erano «tante persone che stanno conducendo delle ricerche in Egitto».


Le ombre sulla Prof

Infatti, come emerge dalle carte, la Professoressa avrebbe avuto un ruolo significativo nell’indirizzare le ricerche di Giulio, come spesso accade tra dottorando e docente. Non solo avrebbe spinto Regeni a indagare nello specifico il ruolo dei sindacati nell’Egitto post-rivoluzionario, ma lo avrebbe incoraggiato a chiedere un finanziamento alla Antipode, l’associazione britannica a sostegno di un progetto per l’inclusione sociale. Anche questo rientra tra le prerogative di un relatore.

Ma, ciò che getta un’ombra sulla Professoressa è il fatto di aver negato entrambe le cose e di aver persino mentito su un incontro avuto con Giulio il 7 gennaio del 2016, incontro in cui Giulio le aveva regalato una copia di Gomorra, il libro di Roberto Saviano, ritrovato successivamente nella casa della docente durante una perquisizione. Perché? È per questo che la Procura di Roma denuncia della Professoressa Abdelrahman «l’assenza di volontà di contribuire alle indagini relative al sequestro, la tortura e l’omicidio di un suo studente», ma aggiunge: «quali siano le ragioni di siffatta anomala condotta non è stato possibile, sino ad oggi, accertare».

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