Coronavirus, il ricercatore dell’Oms sul dossier pandemico sparito: «Ranieri Guerra mi ha minacciato»

Il medico racconta nella puntata di stasera di Report che non cambierebbe il contenuto del rapporto nel quale ha definito la gestione italiana della prima ondata della pandemia «improvvisata, caotica e creativa»

«Se ho ricevuto minacce? Mi telefonò Ranieri Guerra e mi disse che era sulla porta del direttore generale e che se non avessi modificato il testo come richiesto, avrebbe detto che c’ero io dietro la puntata di Report che metteva sotto accusa l’Oms». Senza troppi giri di parole il ricercatore dell’Oms Europa Francesco Zambon rivela il contenuto della telefonata che avrebbe ricevuto dal direttore generale aggiunto dell’Oms. Lo fa nel corso della puntata di Report in onda questa sera, 21 dicembre, su Rai3 e che approfondirà ulteriormente la storia della sparizione del dossier sulla risposta italiana alla pandemia di Coronavirus pubblicato il 13 maggio dall’Oms ma rimosso il giorno dopo.


Zambon tiene a specificare che le controversie con la direzione dell’Organizzazione non c’entrano nulla con il programma d’inchiesta, perché «io della puntata di Report di quella sera non sapevo assolutamente niente. E solo, poi guardandola, capii perché: si facevano pesanti accuse sui legami tra Cina, Etiopia e altre cose e c’era anche una parte dedicata al piano pandemico. A Ginevra (sede dell’Oms, ndr) c’era una grandissima apprensione per l’inchiesta e quindi anche Tedros (Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ndr) certamente lo sapeva, cosa che ovviamente mi avrebbe messo in una posizione estremamente difficile, potevo essere licenziato in qualsiasi momento».


Il ricercatore racconta poi al giornalista di Report Giulio Valesini che non cambierebbe di una virgola il contenuto del rapporto nel quale ha definito la gestione italiana della prima ondata della pandemia «improvvisata, caotica e creativa». E aggiunge: «Io francamente vado molto fiero dei contenuti del rapporto. Volevo che fosse letto dalla gente e non solo da ministri e decisori politici, volevo che fosse letto dalle persone perché potessero essere preparate anche da un punto di vista emotivo». Quindi in teoria una relazione che doveva salvare letteralmente vite umane? «Sì, questa era la nostra speranza».

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