Caso Regeni, Al Sisi degrada il generale coinvolto nella morte del ricercatore: si occuperà di carte di identità

di Cristin Cappelletti

Si tratta di Tariq Saber, uno dei quattro uomini dei servizi segreti egiziani per cui lo scorso dicembre la Procura di Roma ha chiesto un processo. Oggi Giulio Regeni avrebbe compiuto 33 anni

Sono passati cinque anni dall’omicidio dello studente italiano, ucciso tra gennaio e febbraio del 2016 al Cairo. Oggi, in quello stesso periodo in cui i servizi segreti l’hanno torturato per ore, Giulio Regeni avrebbe compiuto 33 anni. «Chissà quanti ponti avresti costruito ancora, quanta bellezza donato ancora a questo mondo. Ti facciamo gli auguri così, gridando al mondo la nostra promessa. Non ci fermeremo fino alla verità e alla giustizia», scrive su Twitter «Verità per Giulio», la pagina dedicata al ricercatore friulano.



Una verità che un mese fa, a dicembre, la procura di Roma ha svelato per la prima volta rendendo pubblici i dettagli delle torture subite da Regeni in quelle settimane in cui il dottorando si trovava al Cairo per fare ricerca sui sindacati ambulanti. L’11 dicembre i pm romani ha individuato formalmente quattro responsabili per la morte dello studente chiedendo il processo per Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif e Tariq Saber. E ieri, proprio il generale Saber è stato degradato dal presidente al-Sisi.

Lui, che insieme agli altri tre è accusato a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate, era incaricato di monitorare i lavori e le attività delle ong, sindacati e organizzazioni politiche – spiega la Repubblica – e ora si occuperà di carte di identità.

Intanto, nonostante i rapporti con l’Egitto rimangano tesi, almeno sul piano politico – formale, con la procura del Cairo che ha accusato quella romana di aver strumentalizzato il caso per ledere il legame tra i due Paesi, e una Farnesina che si è detta indignata, l’Italia continua a fare affari con al-Sisi. Ultimi a denunciare l’accordo per la vendita di armi e navi al Cairo sono stati proprio i genitori di Regeni che a inizio gennaio hanno presentato un esposto contro il governo italiano.

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