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I numeri in chiaro. Siliquini: «Finora abbiamo giocato facile. Il vero problema sarà vaccinare i tanti milioni di italiani» – Il video

04 Febbraio 2021 - 19:51 Angela Gennaro
Il vero banco di prova arriverà tra poche settimane: «Il problema sarà quando dovremo vaccinare milioni di persone, farle venire da noi, farle prenotare, trovare locali idonei», dice l'ex presidente del CSS

L’ultimo bollettino sulla diffusione dei contagi da Coronavirus in Italia restituisce anche oggi una fotografia in linea con i dati dei giorni precedenti. «I dati ci segnalano un’assoluta stabilità da qualche settimana, con un tasso di incidenza intorno al 5% da quando abbiamo cambiato la definizione di caso, inserendo al denominatore anche i tamponi antigenici», spiega a Open Roberta Siliquini, docente di Igiene al dipartimento di Scienze della Sanità pubblica e pediatriche dell’Università di Torino e già presidente del Consiglio superiore di Sanità.

«Purtroppo il numero di morti resta stabile e troppo alto»: e con oggi il totale delle vittime supera quota 90 mila: come se un’intera cittadina come Lecce venisse rasa al suolo. «Speravamo di diminuire il numero dei casi. Il rischio che i contagi aumentino di nuovo, con la riapertura delle scuole di tutta Italia, l’aumento della frequentazione più “ordinaria” di bar e ristoranti, c’è: per questo è importante monitorare le prossime settimane». Ma un’eventuale riapertura allo spostamento tra regioni, dopo il 5 marzo, non preoccupa la docente: «Non rappresenterebbe oggi un problema aggiuntivo: quasi tutte le regioni sono gialle e il contagio è presente in tutte le aree. Diverso era nella prima ondata». L’unica risposta possibile è quella di «appellarsi con il cuore alla responsabilità personale. Bisogna cercare di far convivere l’economia e la salute».

Aspettando la vaccinazione di massa

Dal primo marzo l’Università di Torino darà il via a uno studio triennale sulla fiducia nei vaccini: si chiama Vax Trust, e ha vinto un bando Horizon 2020. Lo studio interesserà sette Paesi europei: È stato concepito prima del Coronavirus, spiega Siliquini, che gestirà in particolare la seconda fase di sperimentazione. «Era necessario non solo in Italia ma in tutti i paesi europei, perché tra il 2015 e il 2018-19 abbiamo visto da più parti una riduzione importante delle vaccinazioni per patologie importanti che è possibile prevenire grazie alla vaccinazione – ricordo l’epidemia di morbillo in Italia nel 2017», spiega la docente di Igiene.

«Ogni paese ha trovato soluzioni diverse e i tassi di copertura sono aumentati di nuovo, ma ci è sembrato importante capire quali sono gli elementi che contribuiscono all’esitazione vaccinale». Lo studio capita al momento giusto: «Una delle ragioni dell’esitazione vaccinale l’ha eliminata la stessa pandemia: non eravamo più abituati ad avere a che fare con patologie infettive che causavano danni e morte, mentre oggi con la Covid ci siamo accorti che le patologie infettive fanno morire, e anche tanto. Rimangono altri elementi di scetticismo come per esempio la credibilità del sistema e gli argomenti della scienza e della stregoneria», chiosa.

Il vero banco di prova, al di là della disponibilità di vaccini, «che ci auguriamo arrivino copiosi, sarà la vaccinazione della popolazione generale». Fino a ora «abbiamo “giocato facile”: è semplice trovare il personale sanitario o i residenti delle Rsa, non dobbiamo farli venire da noi. Il problema sarà quando dovremo vaccinare milioni di persone, farle venire da noi, farle prenotare, trovare locali idonei. Lo vedremo tra qualche settimana».

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