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Il ritorno di Generazione Identitaria, il gruppo di ultra-destra che perseguita le Ong. Oggi il raduno a Parigi

21 Febbraio 2021 - 11:14 Riccardo Liberatore
Il 13 febbraio il ministro dell'Interno francese ha annunciato di voler sciogliere il movimento accusato di incitamento all'odio e alla violenza razziale. Ma gli attivisti non hanno intenzione di «piegarsi» e hanno organizzato una manifestazione, invitando anche i colleghi italiani

«Sono Thaïs di Generazione Identitaria. È possibile che il nostro movimento non esisterà più nel giro di dieci giorni. Venerdì abbiamo ricevuto una lettera dal Ministero degli Interni della Francia in cui ci notifica dell’avviamento di un processo di dissoluzione. Siccome non intendiamo piegarci a queste intimidazioni con il supporto di molti di voi stiamo organizzando un grande evento: una manifestazione in grande stile avrà luogo domenica prossima a Parigi».

Ad annunciare la manifestazione di oggi nella capitale francese è una ragazza bionda con gli occhi azzurri e dai lineamenti dolci. È il volto gentile del movimento di estrema destra che il governo francese ha deciso di sciogliere, come ha annunciato con un tweet il ministro dell’Interno Darmanin il 13 febbraio. Ma Generazione identitaria non vuole assolutamente andarsene docilmente in “quella buona notte”, come si evince dal messaggio video della portavoce Thaïs sul canale Telegram del gruppo, e prova ad alzare la testa. Lo fa anche in Italia, dove le pagine ufficiali sono state oscurate sui principali social network, ma dove il movimento continua a esistere sotto altre forme.

Telegram | Thaïs d’Escufon di Génération identitaire

La guerra alle Ong per fermare la «sostituzione di massa

Anche la portavoce del gruppo in Francia Thaïs d’Escufon (uno pseudonimo) è stata oscurata su Twitter a luglio del 2020 insieme ad alcuni tra i nomi più noti del movimento. Thaïs si era fatta notare dai media francesi il mese prima quando durante una manifestazione anti-razzista in ricordo di Adama Traoré, 24enne franco-maliano morto in custodia della polizia, insieme ad altri militanti di Generazione Identitaria aveva issato sui tetti di Parigi una bandiera con su scritto «Giustizia per le vittime del razzismo anti-bianco».

Secondo l’ideologia del gruppo di estrema destra, la minoranza da proteggere è quella caucasica, “assediata” dall’immigrazione extra europea strumento della «grande sostituzione», la teoria complottista secondo cui l’immigrazione di massa in Europa risponde a un deliberato piano di sostituzione delle popolazioni europee bianche e di fede cristiana con quelle provenienti da altri continenti e prevalentemente di fede mussulmana. Le stesse tesi si ritrovano anche sui blog e sulle pagine che il ramo italiano di Generazione Identitaria tiene in vita sui social media (la loro principale pagina Facebook, che aveva circa 35 mila follower, è stata bloccata), come Controkultura o Atrium blog dove tra gli ultimi post spicca un’intervista dal titolo eloquente: «Il tramonto del mondo bianco».

Nata in Francia nel 2012 come organizzazione giovanile del Bloc Identitaire, movimento nazionalista francese, ha rami in diversi Paesi europei (Regno Unito, Germania, Austria) tra cui l’Italia, dove si è formalmente costituita come associazione nel 2015. L’organizzazione fa a capo a Lorenzo Fiato (in passato intervistato anche dal New York Times) e può vantare legami anche con la Lega e in particolare con Mario Borghezio. Negli ultimi anni in Italia come in Francia il movimento si è distinto soprattutto per le azioni contro le Ong che aiutano i migranti. Nel 2017 i gruppi francesi, tedeschi e italiani avevano collaborato a una missione navale che aveva come obiettivo quello di attaccare le Ong impegnate nel salvataggio umanitario nel Mediterraneo, raccogliendo i fondi su varie piattaforme di crowdfunding.

A maggio del 2017 Fiato e altri quattro militanti non italiani avevano cercato di bloccare l’arrivo della nave Aquarius, usata dalle associazioni SOS-Méditerranéee e Medici senza frontiere mentre tentava di uscire dal porto di Catania in Sicilia. In Francia il movimento ha portato avanti azioni simili, bloccando le strade che collegano la città di Calais al grande campo per migranti noto come la giungla. Nel 2018 avevano anche tentato di respingere i migranti che cercavano di raggiungere la Francia dall’Italia con l’ausilio di un elicottero noleggiato per l’occasione. Ma i gruppi, auto-proclamatesi “guardie” dei confini nazionali, non hanno mai smesso di dare alla caccia ai migranti e alle Ong.

Il raduno parigino

A gennaio di quest’anno una trentina di persone in auto con la scritta «Difendi l’Europa», il nome dell’operazione anti-migranti, hanno fatto un’incursione nel dipartimento francese di Haute-Garonne, al confine con la Spagna. Hanno anche usato un drone per monitorare il confine, l’ennesima azione simbolica nella lotta contro «la minaccia migratoria e terroristica nei Pirenei», come ha dichiarato lo stesso gruppo sui social media. La denuncia del prefetto e della presidente socialista della regione hanno spinto il ministero dell’Interno francese a sciogliere il gruppo con l’accusa di aver violato il codice di sicurezza interna che vieta l’incitamento alla discriminazione, all’odio e alla violenza razziale.

Thaïs ha invitato gli identitari a mettersi in viaggio da tutta Europa e nelle chat del gruppo il suo appello è stato tradotto anche in inglese e in tedesco oltre che in italiano. Nel frattempo, la missione nei Pirenei viene raccontata come un «grande successo», per citare ancora Thaïs, nonostante segni la probabile fine del movimento a cui è stato dato 10 giorni per rispondere. Ma, come dichiara la giovane portavoce, prima di allora c’è ancora tempo per una «manifestazione in grande stile».

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