Da Roblox a Call of Duty: l’estrema destra punta sui videogiochi per reclutare adolescenti nell’era del Coronavirus

Mentre alcuni partiti politici guardano a TikTok per comunicare con i ventenni, l’estrema destra ci gioca online. Per esempio, gli utenti di Roblox giocano a interpretare Brenton Tarrant, a entrare nelle moschee neozelandesi e aprire il fuoco

In Europa si diventa terroristi sempre più giovani. Gli spunti di cronaca sono diversi. Due settimane fa nel Regno Unito un ragazzo di 16 anni è stato condannato per terrorismo. Qualche anno prima, all’età di 13 anni, aveva scaricato dal web un manuale per costruire una bomba: la prima tappa in un viaggio che lo ha portato a diventare il capo del ramo britannico della Feuerkrieg Division (FKD), un movimento neonazista che ha origini europee (il leader ha 13 anni e vive in Estonia) ma che è diventato molto popolare anche negli Stati Uniti. Come scrive il Guardian, il suo non è un caso isolato, e dimostra non soltanto come l’età delle nuove reclute sia scesa negli anni, complice anche il lockdown, ma come siano cambiati anche i metodi di reclutamento. Mentre i più avventurosi tra i partiti politici guardano a TikTok per comunicare con i ventenni, l’estrema destra ci gioca online.


Da Derby a Savona, le reti dei giovanissimi 

Sono almeno 17 gli adolescenti arrestati nel Regno Unito per terrorismo nell’ultimo anno e mezzo. L’anno scorso la polizia ha scovato un gruppo neo-nazista interamente composto da adolescenti. Il capo era un quindicenne di Derby, cittadina di circa 250 mila abitanti nel bel mezzo del Regno Unito. Sulle chat i ragazzi scambiavano idee su come comprare e fabbricare armi, pianificavano attacchi contro i migranti. A circa 2,5 mila chilometri di distanza, a Savona, in Italia, il 22enne Andrea Cavalleri portava avanti la propria rivoluzione neonazista sul suo canale Telegram “Sole Nero”. Anche in quel caso gli iscritti (oltre 400 in totale) pianificano attacchi terroristici e istigavano a commettere atti estremi, come le sparatorie nelle scuole.


Ormai è un luogo comune dire che la radicalizzazione avviene online. Vale per le giovani reclute dell’Isis, così come per i neonazisti italiani. Complice la solitudine e l’alienazione dovuta al lockdown, le ore passate sul web espongono i più giovani a una miriade di fake news e di disinformazione in generale con una chiara impronta ideologica. Come gran parte della vita sociale ed economia anche l’odio si è spostato sempre di più online durante la pandemia, come dimostrano i tanti casi di zoombombing anti-semita. È cambiata l’età delle reclute, è cambiato il modo di comunicare e sono cambiati anche i metodi di reclutamento. 

Videogiochi: l’esca perfetta

Nella chat “Sole Nero” così come nel suo manifesto suprematista, Cavalleri parlava spesso di Brenton Tarrant, l’autore della strage di Christchurch in Nuova Zelanda. Ma l’attentato di Tarrant alle moschee di Christchurch non è soltanto storia, o epica a seconda di chi la racconta: è anche una realtà virtuale. Sempre nel Regno Unito i ricercatori di Tech Against Terrorism hanno scoperto che gli utenti della piattaforma di videoagiochi Roblox giocano a interpretare Tarrant, a entrare nelle moschee neozelandesi e aprire il fuoco. Se non vanno nelle moschee neozelandesi, allora gli utenti possono raggiungere l’isola norvegese di Utoya dove il 22 luglio 2011 Anders Breivik aprì il fuoco sui giovani del Workers’ Youth League, la più grande organizzazione politica giovanile nel Paese, affiliata al partito laburista, uccidendone 69.

I videogiochi sono diventati così profondamente parte del radicalismo online tra i più giovani che sui social o sulle app di messaggistica i nuovi adepti cercano di camuffare le loro conversazioni inserendo qua e là riferimenti a piattaforme come Roblox. Il linguaggio è lo stesso. Sempre nel Regno Unito il gruppo di suprematisti di Patriotic Alternative ha cominciato a organizzare tornei di Call of Duty – una serie di videogiochi “bellici”, tra i più venduti al mondo – per i suoi supporter. Per fare giovani reclute offrono addirittura un programma di studio “alternativo”, con una forte enfasi su poeti e icone culturali rigorosamente anglosassoni. I compiti e le lezioni si fanno a casa, dal pc: una soluzione perfetta per il lockdown.

Foto di copertina: Unsplash

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