Giornata della memoria: con la pandemia l’antisemitismo cambia pelle e si allea con complottisti e negazionisti

Nel 2020 il Centro di Documentazione Ebraica contemporanea ha registrato 230 casi di antisemitismo in Italia, in linea con l’anno precedente. Ma il linguaggio, i temi e soprattutto i metodi sono cambiati durante il lockdown

Doveva essere un normale evento online dedicato al Giorno della Memoria, quello organizzato dall’Istituto piemontese in occasione della presentazione di un libro sulla Shoah il 10 gennaio, ma è stato interrotto da insulti antisemiti nei confronti della giornalista Lia Tagliacozzo e slogan che inneggiavano ai campi di sterminio. Una caso? Non esattamente: si tratta soltanto di uno di tre episodi di antisemitismo registrati dall’Osservatorio del Centro di Documentazione Ebraica contemporanea nelle prime settimane del 2021. Segue ai 230 registrati in tutto il 2020, leggermente in calo rispetto all’anno precedente, in cui i casi registrati erano stati 251, ma che non evidenzia un trend in diminuzione, anzi. «Abbiamo visto semmai una diminuzione di segnalazioni nel periodo in cui le persone erano concentrate sulla pandemia – spiega il ricercatore Stefano Gatti -, come nel mese di novembre, per esempio, in cui le segnalazioni sono state 9 in totale». 


La pandemia di Coronavirus avrà fatto diminuire le segnalazioni, ma l’odio ha semplicemente cambiato faccia e, come quasi tutto durante i mesi di lockdown, si è spostato ancora di più online. «Una volta erano incursioni squadriste in presenza – racconta Tagliacozzo – questa volta sono arrivati online. L’antisemitismo è presente da sempre nella società italiana, ma con delle variazioni. Siamo un Paese in cui una Senatrice a vita [Liliana Segre ndr] va in giro sotto scorta. Purtroppo la cronaca degli ultimi mesi ci ha abituati a un linguaggio dell’odio sempre più aggressivo».

La casistica del Cdec è eloquente in materia di antisemitismo online. C’è un po’ di tutto: gruppi su Facebook che postano messaggi antisionisti, YouTuber che lanciano invettive antisemite contro l’azienda farmaceutica Pfizer, blogger che pubblicano articoli che accusano gli scienziati ebrei di avvelenare le persone con gli antivirus, e ancora attacchi antisemiti via zoom.

In alcuni casi, come la rete Telegram “Sole Nero” del suprematista 22enne di Savona, Andrea Cavalleri – che nel suo manifesto istigava a commettere atti di violenza contro gli ebrei mentre progettava attentati alla Sinagoga di Roma nella chat – vengono a galla soltanto grazie alla polizia. Tra i casi del Cdec sono anche esempi di graffiti, di svastiche dipinte sulle mura o anche aggressioni fisiche, ma rappresentano la minoranza – circa un terzo del totale – e non colgono l’essenza dell’antisemitismo pandemico, tendenzialmente complottista e spesso (doppiamente) negazionista.

Rabbia sociale, cospirazionismo e proteste anti-lockdown

Lo spiega chiaramente al telefono la professoressa Milena Santerini, nominata coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo il 16 gennaio 2020. «Abbiamo campionato mille tweet in Italia tra marzo e maggio del 2020 e usando alcune parole chiave abbiamo rilevato che circa il 16% erano messaggi di odio. Si trattava soprattutto sentimenti di natura economica, legati a un’idea di rabbia sociale, rispetto al fatto che i “ricchi potenti” hanno sparso il virus. Sui social si punta molto a questo tipo di antisemitismo – aggiunge – che si salda al pensiero cospirazionista. Lo vediamo anche molto con i NoVax e gli antisemiti».

Non si tratta soltanto di un fenomeno italiano, tanto che lunedì il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha lanciato un appello per un’alleanza globale contro il suprematismo bianco e i movimenti neo-nazisti, proprio in riferimento al Covid: «La propaganda che collega gli ebrei alla pandemia, ad esempio, accusandoli di creare il virus come parte di un tentativo di dominio globale, sarebbe ridicolo, se non fosse così pericoloso», ha dichiarato.

In Germania la minaccia viene presa sul serio: dopo l’assalto al Campidoglio a Washington D.C. il 6 gennaio la polizia ha predisposto nuove misure di sicurezza intorno al parlamento tedesco dove decine di estremisti di destra avevano tentato di fare irruzione il 29 agosto. Il timore – sintetizzato in un recente rapporto del ministero degli Esteri tedesco – è che l’estrema destra europea, che si organizza online e ha forti legami con gli Stati Uniti, si senta galvanizzata da quanto accaduto negli Stati Uniti con Trump e che possa tornare a cavalcare con maggiore impeto l’onda delle proteste anti-lockdown.

Twitter | L’assalto al Reichstag, Berlino, 29 agosto 2020

Serve il metodo Dorsey?

Sono tante le teorie cospirazioniste di matrice antisemita sul Coronavirus. C’è chi accusa gli ebrei di essere i principali untori, chi blatera che il virus sia una cospirazione ebraica, voluta per spopolare il mondo o per rafforzare il controllo sull’economia da parte di pochi notabili, come il finanziere George Soros. Stanno cambiando i metodi – come dimostra il caso di zoombombing ai danni di Tagliacozzo -, sta cambiando il linguaggio, che si è arricchito di termini, pregiudizi e paure legate alla pandemia e che ha preso il posto dell’immigrazione come il tema prediletto dall’estrema destra, così come sono cambiati in parte anche i vettori.

«Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato molta più attività da parte di gruppi marginali, magari con soltanto qualche migliaio di follower su Facebook, o movimenti neo-nazisti come Veneto Fronte Skinheads e la Comunità militante dei dodici raggi, rispetto alla destra populista», ci dice al telefono Zoe Manzi, ricercatrice esperta di estremismo. Un fattore che rende il fenomeno ancora più imprevedibile e incontrollabile. Cosa fare davanti a tanto odio?

Durante la crisi di Governo, il gruppo guidato da Santerini, istituito presso la Presidenza del Consiglio, ha consegnato all’esecutivo una serie di raccomandazioni su come contrastare l’antisemitismo. Tra queste ci sono la modifica del codice penale, per punire anche fenomeni come lo zoombombing, la creazione di un unico centro di raccolta per episodi di antisemitismo, ma anche una proposta specifica per quanto riguarda il mondo online. 

«Noi raccomandiamo che il Governo prenda delle misure che vadano nella direzione della rimozione dei contenuti sul web – dice Santerini .- D’altra parte, anche Facebook e Twitter con Trump hanno cominciato a cambiare linea. In Germania hanno deciso così: quello che non è consentito fuori dal web, non deve essere consentito sul web. Io sono pienamente d’accordo. Serve un sistema di segnalazione efficiente ma soprattutto la rimozione deve essere tempestiva, pena multe molto salate. Al momento non è così».

Il rischio è che i gruppi possano spostarsi nella clandestinità, come sta accadendo negli Stati Uniti in seguito alla stretta sui social – vedi il caso di Parler – avvenuta dopo l’assalto al Campidoglio. Ma Santerini è intransigente: «Che sia chiaro: stiamo parlando di un linguaggio inaccettabile. Inoltre, i dati ci dicono che l’hate speech è diventato più visibile grazie ai social media. E loro giocano su questo». 

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