Google rinuncia al tracciamento degli utenti ma non staccherà gli occhi dai nostri dati

Il motore di ricerca di Mountain View sta lavorando a un nuovo sistema per il tracciamento dei dati: si chiama FLoC

Individua. Classifica. Rivendi. Il business delle Big Tech che offrono servizi gratuiti si basa spesso su questo paradigma. L’utente entra nella piattaforma, vengono registrati i suoi interessi e tutti i dati che lascia nella sua navigazione e poi il suo profilo viene rivenduto alle società di marketing che si occupano di trovare le pubblicità più attraenti per lui. Funziona così Facebook, funziona così Instagram e (a quanto pare) funzionava così Google. Ma ora il motore di ricerca di Mountain View ha annunciato che ha scelto di interrompere il tracciamento degli utenti per scopi pubblicitari. Mossa non da poco, visto che nell’ultimo trimestre del 2020 Alphabet, la holding che ha al suo interno Google, ha ottenuto proprio dalla pubblicità l’81% dei suoi guadagni: circa 46,2 miliardi di euro.


L’obiettivo dell’azienda quindi è quello di garantire più privacy ai suoi utenti, come spiega David Temkin, il responsabile dell’area legata alla protezione dei dati personali di Mountain View: «Mantenere Internet libero e aperto richiede a tutti noi di fare di più per proteggere la privacy». Questa scelta varrebbe però solo per il motore di ricerca principale e non per tutti gli altri servizi gestiti da Big G, da Gmail a YouTube, passando per Meet, Maps e (soprattutto) Android. Non solo. La scelta di non profilare i singoli utenti non vuol dire che chi naviga su questo motore di ricerca smetterà di essere tracciato: gli ingegneri di Mountain View infatti sono al lavoro su altri sistemi.


Cosa sono i FLoC, i gruppi di utenti per garantire più privacy

L’acronimo FLoC sta per Federated Learning of Cohorts. Con questo sistema gli utenti vengono raggruppati in cluster che rendono più difficile il loro tracciamento singolo. In questo modo gli utenti potranno essere anonimizzati all’interno di un gruppo più ampio. Un sistema che secondo i primi dati è già in grado di funzionare in modo simile al tracciamento dell’utente singolo. Chetna Bindra, un altro dei manager di Google che lavora nella protezione dei dati personali, ha spiegato: «Le osservazioni fatte finora sono incoraggianti ed evidenziano il valore che questa soluzione offre agli utenti, ai publisher e agli inserzionisti». Secondo i primi dati, questa strategia ha un’efficacia del 95% rispetto a quella utilizzata fino a ora.

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