Rousseau tende la mano ai parlamentari grillini: «Il nostro manifesto è etico, non politico». Ma gli espulsi lanciano l’appello: «Abbiamo la stessa visione, non appoggiate il governo»

L’azione da solista dell’associazione che fornisce gli strumenti digitali al Movimento ha spiazzato tutti. Dai membri del governo ai fuoriusciti, nessuno sa chiaramente cosa succederà domani, 10 marzo, con la pubblicazione del manifesto ControVento

Era il 12 aprile 2016: Gianroberto Casaleggio, per le conseguenze di un ictus, moriva all’età di 61 anni. Quello stesso giorno, andava online la piattaforma Rousseau: era l’eredità digitale lasciata dal guru agli iscritti del Movimento. A quasi cinque anni da quell’appuntamento storico per l’evoluzione stessa dei 5 stelle, l’associazione presieduta dal figlio di Gianroberto, Davide Casaleggio, fa uno scatto in avanti che rischia di creare uno strappo con l’entità politica che ha poggiato la sua democrazia interna sullo strumento gestito dalla società milanese. Domani, 10 marzo 2021, Rousseau renderà pubblico il suo nuovo manifesto, ControVento.


«Questo strappo non esiste nella base, la divisione si è creata tra Roma e Milano – racconta a Open un parlamentare grillino che ha coperto anche cariche interne a Rousseau -. Sono sorpreso da questo astio che alcuni di noi hanno con l’associazione, mentre le uniche rimostranze che hanno sollevato gli attivisti riguardano i problemi squisitamente tecnici». Il suo, tuttavia, è un parere minoritario nel gruppo parlamentare: senatori e deputati del Movimento contestano l’associazione per aver preso un’iniziativa non concordata. «C’è la certezza – spiega il ministro Stefano Patuanelli – che da parte di Rousseau si stia costruendo un percorso parallelo al nostro. Se la volontà di Davide Casaleggio è quella di fare politica, semplicemente lo dica».


La fonte vicina all’associazione sostiene che Rousseau sia intenzionata a tendere una mano ai parlamentari che, invece, vorrebbero in gran parte scindersi dalla piattaforma di Casaleggio. Per tentare di ricucire lo strappo, ci tiene a precisare che il manifesto non si esprimerà su questioni relative alle scelte politiche del Movimento, ma «avrà un’impronta etica. Porrà le basi per riformare le votazioni su Rousseau, senza lasciare la discrezionalità del quesito al capo politico di turno, prevedendo inoltre delle regole per rendere edotti gli iscritti al Movimento sulla materia del voto, in maniera più approfondita, più tecnica e meno suscettibile di interpretazioni. Non escludo che le nuove norme possano prevedere l’obbligo di pubblicazione di ogni elemento utile riguardo al voto, tra cui le preferenze sui nomi dei candidati di una votazione».

Berti: «Non ci sono alternative a Rousseau»

OPEN | Francesco Berti

Non ha problemi a parlare in chiaro della situazione l’onorevole Francesco Berti, referente Rousseau della funzione Lex iscritti per la Camera: «Sulla credibilità della piattaforma, con tutto quello che ne consegue, si gioca la credibilità del Movimento. Una cosa è sicura: Rousseau, con tutti i suoi limiti, è l’unica piattaforma italiana attualmente sviluppata in grado di consentire l’esercizio della democrazia dal basso. Uno dei motivi per i quali il Movimento è nato. Possiamo discutere di tutto, di chi deve formulare i quesiti, di chi deve averne la governance, di chi deve detenere i dati, ma una cosa è sicura: bisogna andare avanti, non indietro», dice a Open. «Movimento e Rousseau sono due entità inscindibili».

Giuseppe Conte e Beppe Grillo starebbero cercando di placare gli animi dei tanti parlamentari che vedono nella rottura con Rousseau un beneficio per l’azione politica dei 5 stelle, vincolata alle regole della piattaforma, spesso interpretabili, e alle dichiarazioni pubbliche dei membri di un’associazione che non sottostà alle indicazioni dei vertici del Movimento. Pubblicamente, piovono gli «auguri a Rousseau» e i «buona fortuna» per un futuro lontano dal Movimento. Sottotraccia, invece, resta in piedi la possibilità di ricucire lo strappo: se il manifesto non avrà confini che strabordano nel campo politico, la collaborazione con i 5 stelle potrebbe continuare, «ma siamo appesi a un filo – afferma la fonte che ha lavorato per Rousseau -, ogni parola di troppo sarà usata come pretesto dai tanti che vogliono staccare il Movimento dall’associazione».

Una mossa dei dissidenti? Crucioli: «Non ne sappiamo nulla, ma Rousseau ha la nostra stessa visione»

ANSA/FABIO FRUSTACI | Mattia Crucioli

Nelle chat dei parlamentari grillini, in questi giorni, è circolata anche l’ipotesi che dietro lo slancio di Rousseau ci fossero le pressioni degli espulsi dal Movimento, al fine di prendere possesso della piattaforma. «Non credo che sia così, e comunque io non ne so nulla», chiarisce a Open Mattia Crucioli, uno dei senatori espulsi per non aver votato la fiducia al governo Draghi, in prima linea per la creazione di un nuovo gruppo a Palazzo Madama. «Quello che mi sento di suggerire a Rousseau è di non disperdere energie per cercare compromessi con quei 5 stelle che hanno abdicato alla propria natura per far parte di questo esecutivo. Noi facciamo opposizione a un governo che non riteniamo all’altezza della situazione e, anche se non detto esplicitamente, credo che anche Rousseau abbia questa visione». Un deputato, anch’egli espulso e che preferisce restare anonimo «perché ormai sono nel Misto», interpreta così lo stato delle cose: «Rousseau è un’associazione che non si fa manovrare».

«Se guardiamo cosa sta succedendo adesso, siamo portati a pensare che Rousseau abbia fatto un salto in avanti rispetto al suo ruolo. In realtà, la reazione della piattaforma è stata causata dall’utilizzo fatto dai capi del Movimento: quesiti posti agli iscritti in maniera condizionante, tempistiche pensate ad arte per orientare il voto. Altro che democrazia digitale». Prima che si possa pensare a Rousseau come casa per i cosiddetti dissidenti, tuttavia, sottolinea la necessità di un dialogo lungo e complesso con Casaleggio. «Io penso – conclude a Open – che Rousseau sarà accantonata dal Movimento e considerata alla stregua di un organismo che fa politica. Effettivamente è così, ma è anche vero che l’attitudine del Movimento di lasciare in sospeso le questioni finché esse non si logorino è diventata ormai insopportabile».

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