Russia, Alexei Navalny scrive un post di denuncia dal carcere: «Mi trovo in un campo di concentramento»

Non parla di maltrattamenti ma racconta su Instagram di essere sorvegliato a vista. Anche di notte. Roba alla «1984 di Orwell, l’educazione attraverso la disumanizzazione»

«Un campo di concentramento a 100 chilometri da Mosca». Così Alexei Navalny definisce il luogo in cui è recluso. L’oppositore di Vladimir Putin deve scontare due anni e otto mesi di carcere per una condanna del 2014. «Devo ammettere che il sistema carcerario russo è riuscito a sorprendermi. Non potevo immaginare che fosse possibile organizzare un vero campo di concentramento a 100 chilometri da Mosca», scrive Navalny su Instagram pubblicando una sua foto col cranio rasato. Navalny non denuncia maltrattamenti. Anzi spiega che le persone che lavorano nel carcere sono «amichevoli e cordiali». Il punto è «la routine, il quotidiano, l’osservanza letterale di regole infinite. Telecamere ovunque, tutti sono monitorati e alla minima infrazione viene fatta una denuncia».


Roba alla «1984 di Orwell, l’educazione attraverso la disumanizzazione», dice l’oppositore di Putin. «Ci sono anche momenti colorati nel bianco e nero della vita quotidiana. Per esempio, ho una targhetta e una foto sul petto, ed è sottolineata da una bella striscia rossa», prosegue. «Dopo tutto, sono incline alla fuga, ricordate? Di notte mi sveglio ogni ora per trovare un uomo accanto al mio letto. “Sono le 2 e 30, il detenuto Navalny è al suo posto”, dice. Dopo mi addormento di nuovo con il pensiero che ci sono delle persone che si ricordano di me e non mi perderanno mai. È bello, vero?».


In copertina EPA/MOSCOW CITY COURT | Alexei Navalny a Mosca, Russia, 2 febbraio 2021.

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