Censura o manipolazione da parte del rapper? Fedez contro Rai: le versioni a confronto

A distanza di 6 giorni dai fatti del concertone del 1° maggio, il caos delle dichiarazioni continua. Mentre la società che organizza il concertone, Icompany, rimane in silenzio, ecco la ricostruzione delle opposte versioni fornite dalle due parti

Botta e riposta, versione e contro versione, smentita e contro smentita. Va avanti così da giorni lo scontro a fuoco tra Fedez e la Rai, al centro di un caso senza dubbi mediatico ma che ha toccato temi e radici sociali ben più profonde. Le ultime cartucce tra le due parti sembrano essere state sparate qualche ora fa, nella versione ufficiale che il direttore di Rai 3 Franco Di Mare avrebbe dato alla Vigilanza della tv di Stato su tutta la vicenda. Racconto a cui Fedez non ha evitato di ribattere anche stavolta. E così a distanza di sei giorni trascorsi dai fatti del concertone del Primo maggio, le due versioni continuano ad arricchirsi di particolari: un caos di dichiarazioni, smentite e commenti che rendono ancora più amara la vicenda su due dei più urgenti temi sociali come omofobia e libertà di espressione.


La versione di Fedez

Siamo al primo maggio. Uno dei cantanti più famosi d’Italia sale sullo storico palco del concertone in diretta su Rai 3 fornendo lì la prima versione dei fatti.


«È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c’è stata in prima battuta, o meglio dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere i partiti e i nomi e di edulcorarne il contenuto».

L’accusa è chiara, così come il riferimento a quello che sarebbe successo poche ore prima dell’esibizione del rapper. Prima di cantare Fedez racconta di aver dovuto lottare per potersi esprimere liberamente con il discorso che aveva preparato per l’occasione, lo stesso discorso che la vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani aveva definito come «inopportuno». Un chiaro tentativo di censura insomma, che Fedez decide di denunciare in diretta sul canale della stessa rete reputata colpevole. Da lì la versione del rapper non cambierà di una virgola, anzi si arricchirà di nuovi dettagli a sostegno di quanto denunciato sul palco.

La telefonata

Secondo la versione di Fedez, la tv di Stato avrebbe richiesto il testo in modo preventivo e dopo una prima lettura avrebbe chiesto al cantante di evitare certe parti. Il problema viene espresso nella telefonata intercorsa tra il rapper e la vicedirettrice di Rai3: i nomi e i cognomi dei leghisti citati nel discorso assieme alle loro dichiarazioni omofobe pronunciate negli ultimi anni vanno tolti perché «non consoni alla linea editoriale». Gli stralci della telefonata vengono pubblicati da Fedez su Twitter a riprova di quanto la Rai aveva provato a smentire subito dopo la sua esibizione in diretta, definendo «completamente falsa» l’accusa di controllo preventivo dei testi degli artisti.

Fedez: «Le asserzioni che riporto nel mio testo sono consiglieri leghisti che dicono “se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno»

Capitani: «Le sto chiedendo di adeguarsi a un sistema. Tutte le citazioni che lei fa con nomi e cognomi non possono essere citate. Questo non è il contesto corretto». 

Fedez: «Chi lo stabilisce? Io dico quello che voglio sul palco. Nel mio testo non c’è turpiloquio, sono imbarazzo per voi».

Capitani: «Io ritengo inopportuno il contesto»

Fedez: «Ma io faccio quello che voglio visto che non c’è contesto di censura. Nel vostro futuro i diritti civili sono contemplati sì o no?»

La versione Rai

La versione della Rai ha fin dall’inizio viaggiato su un binario opposto rispetto a quella del cantante. L’ultima ricostruzione dei fatti è quella del direttore di Rai 3 Franco Di Mare che conferma la versione sostenuta fin dal primo giorno da parte della rete in risposta alle denunce del rapper. Per la televisione di Stato non ci sarebbe mai stata alcuna richiesta preventiva di controllo sul testo che Fedez avrebbe dovuto pronunciare prima dell’esibizione canora. Così come per tutti gli artisti del concertone. A essere responsabile di una richiesta simile sarebbe stata, secondo Di Mare, la società esterna organizzatrice del concerto, Icompany. È qui che nel racconto della Rai entrerebbe in gioco dunque una terza parte, quella di Massimo Bonelli, il dirigente della società. Protagonista, insieme a Ilaria Capitani, degli stralci di telefonata pubblicati da Fedez su Twitter.

Secondo la Rai sarebbe stato Bonelli a inviare la sera del 30 aprile una mail alla vicedirettrice Capitani mettendo in guardia i vertici della rete su un discorso di Fedez particolarmente duro «e soprattutto non in linea con il messaggio positivo su cui è fondato tutto il concerto, oltre che rispettoso di tutti gli artisti e conduttori». A questo punto la Rai racconta di uno scambio di mail in cui lo stesso Bonelli avrebbe ammesso di aver chiesto al management del rapper di rivedere il testo del discorso, al fine di non stravolgere l’opinione legittima dell’artista ma evitando «di esasperare toni e concetti». Bonelli avrebbe dichiarato di essere in attesa di un nuovo testo e chiede alla Rai un’opinione sulle parole scelte da Fedez e sul modo migliore per gestire la situazione. A quel punto sarebbe arrivata la risposta di Capitani, che accogliendo l’invito alla valutazione del testo, definisce il discorso del rapper come del tutto «inadatto» e «fuori contesto».

Capitani (mail): «Non è il momento per le polemiche, è la festa dei lavoratori, questo è il senso che abbiamo condiviso con voi organizzatori e i sindacati. Un’invettiva fuori contesto, in assenza di replica, suscita dissenso».

 La telefonata

Dopo la pubblicazione di alcuni stralci della telefonata intercorsa da Fedez, Capitani e Bonelli, la Rai non ha certo potuto smentire il fatto che la conversazione sia effettivamente avvenuta. Ma la versione dell’azienda pubblica accusa il cantante di non aver pubblicato la telefonata integrale e di aver omesso quindi importanti pezzi per una corretta comprensione delle dichiarazioni fatte. I tagli compiuti da Fedez secondo la Rai avrebbero dimostrato una maggiore apertura della vicedirettrice intervenuta nella telefonata:

Capitani: «La Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà. […] Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo […] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua».

La versione della Rai continua a attenuare le responsabilità della rete specificando anche che la telefonata fatta a Fedez non sarebbe stata un’iniziativa della vicedirettrice. Ancora una volta sarebbe stato Massimo Bonelli della Icompany, a seguito di una grande agitazione da parte della produzione. Perché allora Ilaria Capitani avrebbe fatto parte di quella chiamata voluta esclusivamente da Icompany? Di Mare racconta di una direttrice completamente in disparte che sarebbe intervenuta nella conversazione con Bonelli solo esclusivamente per difendere la tv di Stato dalle accuse di tentativo di censura. Una manipolazione bella e buona dunque quella operata dal cantante, che secondo le accuse della Rai avrebbe tagliato e rimontato la conversazione a proprio piacimento. Da qui l’accusa al cantante di reato diffamatorio.

La versione di Icompany

Le uniche volte – durante tutta la vicenda – in cui la voce di Icompany è emersa sono gli stralci di telefonata pubblicati da Fedez sul profilo Twitter. La persona che parla è Massimo Bonelli, che con non poca difficoltà e imbarazzo cerca di difendere la propria posizione davanti alle numerose richieste di chiarimento del cantante. Bonelli ribadisce a Fedez «che il testo presentato non è editorialmente opportuno» e che sarebbe stato meglio togliere i nomi e i cognomi esplicitamente citati. Da lì ICompany non ha mai più commentato la vicenda, né smentendo Fedez né aggiungendo dettagli alle due diverse versioni presentate da cantante e rete televisiva. Tuttora la società, raggiunta da Open, rifiuta in modo categorico di fare ulteriore chiarezza.

Nella foto: elaborazione grafica Vincenzo Monaco

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