Caso Ciro Grillo, l’ipotesi del rito abbreviato per evitare il carcere. Le frasi scappate ai quattro intercettati in caserma potrebbero inguaiarli

Ad agosto 2019, un mese dopo la denuncia della 19enne, i quattro indagati sono stati portati in una stanza della caserma dei carabinieri di Genova. Pur avendo sempre ribadito che le ragazze fossero consenzienti, i ragazzi temevano che i contenuti nei loro telefonini potessero smentire le loro posizioni

Sembra farsi sempre più concreta l’ipotesi che i difensori di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francsco Corsiglia e Vitoria Lauria chiederanno il rito abbreviato nel caso in cui, il 25 giugno, i quattro saranno rinviati a giudizio per i presunti stupri di gruppo avvenute nel luglio 2019 in Sardegna ai danni di una ragazza all’epoca 19enne. In questo modo, i legali puntano a allo sconto automatico di un terzo della pana che potrebbe quindi evitare il carcere. Inoltre per Grillo, Lauria e Capitta pende anche l’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’amica della 19enne per una serie di foto e video a sfondo sessuale scattate e ripresi mentre lei dormiva. Grillo jr, con le sue ultime dichiarazioni rilasciate ai carabinieri di Genova, ha provato a smarcarsi dagli altri, chiarendo di non esser lui a comparire in quelle foto oscene, perché «era già andato a dormire». Posizione però che già vacilla stando a sentire gli altri: «Le abbiamo fatte un po’ tutti, tranne Corsiglia, che non c’era». 


Le intercettazioni in caserma

E mano a mano che si avvicina il 25 giugno, data in cui avrà luogo l’udienza preliminare e in cui si deciderà se i quattro giovani andranno a processo, emergono ulteriori elementi. Questa volta riguardano le intercettazioni ambientali registrate nella caserma di Genova Quarto, quando i quattro giovani sono stati convocati dai carabinieri ad agosto 2019, un mese dopo la notte in Sardegna. In quell’occasione sono stati sequestrati i cellulari dei quatto e fatti aspettare in una stanza della caserma nella quale non sapevano di essere registrati. È stato lì, scrive la Stampa, che i quattro si sarebbero fatti scappare qualche frase preoccupata su quel che i carabinieri avrebbero potuto trovare nei loro telefonini. I timori erano tutti per i video, le foto e le chat in cui commentavano quella serata anche con altri conoscenti. Una paura che tradirebbe la sicurezza finora ostentata dagli indagati su quanto tutte quelle situazioni fossero condivise dalle stesse ragazze.


Quelle foto erano «una goliardata»

Fino all’ultimo i quattro indagati hanno ribadito agli inquirenti che la 19enne fosse sempre stata consenziente. Versione negata dalla ragazza in più circostanze. Anche nell’ultima occasione, quando Ciro Grillo ha parlato spontaneamente ai carabinieri, ha ripetuto quanto «Silvia si trovava perfettamente a suo agio, era consapevole di tutto ciò che si faceva, non è stata forzata né a bere né quando ci sono stati gli incontri sessuali…». Grillo si spinge quasi a ribaltare la scena, spiegando quanto tutti, all’epoca 18enni e alle prime esperienze, fossero «anche un po’ in imbarazzo». Così come quelle foto scattate all’insaputa dell’amica della 19enne mentre dormiva, descritte a distanza di mesi come «uno scherzo di pessimo gusto, non un abuso sessuale». Un gesto che con gli occhi di oggi Grillo assicura non si potrebbe più ripetere: «È stata una goliardata, una stupidata. In questi ultimi anni siamo maturati e non lo rifaremmo».

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