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«#NoToGattuso»: ecco perché i tifosi del Tottenham non vogliono Gennaro Gattuso come allenatore

gattuso tottenham
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I fans degli Spurs all'attacco su Twitter: «No all'ingaggio dell'ex Napoli per le dichiarazioni razziste e sessiste». Intanto la panchina è già sfumata

I tifosi del Tottenham non vogliono Gennaro Gattuso come allenatore. E si fanno sentire su Twitter ricordando le dichiarazioni razziste e sessiste dell’ex allenatore del Napoli. Ma intanto l’ingaggio, scrive The Athletic, sarebbe già saltato e gli Spurs si starebbero orientando verso un nuovo allenatore. Con ordine. Ieri pomeriggio è saltato l’ingaggio dell’ex Roma Paulo Fonseca per la guida del Tottenham Hotspur. Il portoghese avrebbe dovuto firmare il contratto dopo l’accordo verbale di massima raggiunto con il club londinese, ma alla fine le parti non si sono accordate sullo staff. A quel punto la palla è passata nelle mani di Jorge Mendes, delegato dagli Spurs alla ricerca del prossimo allenatore. Lui ha fatto il nome di Gattuso, dopo che nelle ultime settimane erano saltati gli accordi con Antonio Conte e Hansi Flick e il ritorno di Mauricio Pochettino. Gattuso, che poche ore prima aveva risolto il contratto con la Fiorentina prima di iniziare la stagione, in quanto assistito da Mendes è quindi arrivato subito in pole position per la panchina. Ma nella notte su Twitter ha cominciato a salire tra le tendenze l’hashtag #NoToGattuso. Uno dei primi a lanciarlo è stato Seb Jenkins, chief writer del sito Spurs Web, totalmente dedicato al Tottenham Hotspur. Jenkins, in un thread sul social network, ha spiegato perché non ritiene quello di Gattuso un nome adatto per la panchina della sua squadra del cuore.

Gattuso «sessista e razzista»: salta la panchina del Tottenham

Jenkins ha ricordato in primo luogo la rissa tra l’allora giocatore del Milan e Joe Jordan, all’epoca allenatore in seconda del Tottenham ed ex rossonero. Prima le schermaglie durante la partita (con insulti “in scozzese” nei suoi confronti secondo la versione di Ringhio) e poi, dopo la sconfitta in Champions League, la testata e la mano sul collo di Jordan con conseguente zuffa scatenata tra le due squadre. Alla fine la rissa costò a Gattuso cinque giornate di squalifica. Poi nel mirino del giornalista sono finite le famose dichiarazioni nei confronti di Barbara Berlusconi e delle donne nel calcio, oggetto persino di un articolo sulla BBC: «Per uno come Galliani ci dovrebbe essere più rispetto», aveva esordito Ringhio dopo la notizia della nomina della figlia di Silvio ad amministratrice delegata, concludendo poi con una frase terribile: «Le donne nel calcio non le vedo bene».

Quando Gattuso disse che gli ululati a Boateng non erano razzismo

Infine il caso Boateng. Nel gennaio 2013 durante un’amichevole con la Pro Patria i tifosi cominciano a indirizzare ululati razzisti nei confronti dei calciatori di colore del Milan. Finché Kevin-Prince non dice basta, lanciando il pallone in curva e abbandonando il campo. La partita viene sospesa. Ma il giorno dopo Gattuso si presenta in conferenza stampa per “assolverli”: «Per me non è razzismo e alla fine è venuto fuori che erano quattro ragazzi che si divertivano a fare i buu. L’Italia non è un Paese razzista, vivo attaccato a Busto Arsizio, ci sono tantissimi stranieri e in dieci anni ci sono stati pochissimi problemi di razzismo». E ancora: «Anche a me sono stati fatti i buu, i versi della scimmia tantissime volte e non sono di colore. Non so come bisogna comportarsi, non c’è un qualcosa per sistemare subito tutto, ma da dieci giorni si parla di problema di razzismo e secondo me non siamo a questi livelli».

C’è da dire che alla fine la Corte d’Appello di Milano assolse i sei ultras della Pro Patria individuati dalla Digos come responsabili dei cori. Ma non è strano che il nome di Gattuso sia rimasto subito sul gozzo dei tifosi del Tottenham. La società nacque nella zona nord di Londra, dove viveva un’ampia comunità giudaica che si identificò immediatamente nella tifoseria del club. Tanto che anche oggi ciascun tifoso degli Spurs ama definirsi Yid, ovvero Giudeo, anche se non è ebreo. E se la tifoseria si è spesso autodefinita Yid Army mostrando bandiere con la stella di David e intonando cori di origine ebraica, spesso questo è costato scontri con le altre tifoserie infiltrate di gruppi neonazisti. È successo a Roma nel 2012 e a Lione nel 2013. Ma anche in Inghilterra, dove sono stati accolti con cori inneggianti a Hitler e alle camere a gas.

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