G20 Ambiente, a Napoli arriva l’accordo sul documento sul clima (ma saltano due punti)

Le delegazioni e i ministri presenti hanno sottoscritto il documento finale superando le istanze dell’India ma il ministro Cingolani sottolinea: «Mancano accordi su riscaldamento globale e carbone». Gli attivisti: «Agite o lotteremo»

Una firma importante ma mozzata su due punti cruciali: l’eliminazione del carbone come fonte di energia entro il 2025 e la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento entro i prossimi dieci anni. Al G20 sull’Ambiente di Napoli le autorità politiche raggiungono l’accordo finale sul documento sul clima, l’energia e il contrasto al cambiamento climatico. Nonostante la firma del patto, annunciata dal ministro Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Roberto Cingolani, sia arrivata dopo un lungo negoziato tra i rappresentanti dei Paesi coinvolti. Le resistenze dell’India si sono attenuate solo dopo il consenso della Cina.


Nessun accordo su carbone e riscaldamento

«Su due punti non abbiamo trovato l’accordo, li abbiamo rinviati al G20 dei capi di stato e di governo», ha ammesso lo stesso Cingolani comunicando che nel documento non c’è unanimità sui due articoli chiave su carbone e riscaldamento. «Usa, Ue, Giappone e Canada sono favorevoli, ma quattro o cinque Paesi, tra i quali Cina, India e Russia, hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi».


Il monito delle Ong

Al momento i Paesi che sono coinvolti in contenziosi in materia ambientale sono diversi, dall’Argentina fino al Giappone passando per gli Usa. A ridosso dell’annuncio sono arrivate anche le reazioni dal mondo delle associazioni ambientaliste. «Serve subito un pacchetto post pandemia sul clima», hanno scritto in una lettera condivisa un gruppo di Ong composta da A Sud, Fridays For Future, Peacelink, Campagna Giudizio Universale, Client Earth. «Se non agite», proseguono gli attivisti, «continueremo la lotta, anche con cause legali». In base ai programmi di tutela ambientale e di incentivo a politiche verdi, le diverse realtà denunciano nel loro messaggio come le «economie più industrializzate del mondo, che insieme rappresentano più dell’80 per cento del Pil mondiale, producono il 60 per cento della popolazione del pianeta e circa il 75 per cento delle emissioni globali di gas serra (Ghg)».

Secondo loro, i paesi che hanno aderito al G20 non sono in grado di proporre e attuare progetti e politiche con «obiettivi ambiziosi e adeguati di riduzione delle emissioni», ma anzi: «continuano a ritardare colpevolmente l’adozione di azioni climatiche significative». Perciò, oltre al monito sui governi rispetto alla gestione ambientale, i firmatari hanno sottolineato la necessità di un piano post Covid che «affronti di petto l’emergenza climatica», per rimanere sotto la soglia dei 1,5 gradi in più causati riscaldamento globale. In caso contrario, «la battaglia per la giustizia climatica continuerà con tutti gli strumenti a disposizione, inclusi quelli legali».

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