A Tokyo niente sanzioni per gli atleti che indossano l’arcobaleno Lgbtq+

In una lettera indirizzata al Cio, oltre 150 atleti e attivisti hanno chiesto di «Non punire gli atleti che protestano o manifestano il loro pensiero»

Svolta nei Giochi Olimpici che si vestono dei colori della lotta Lgbtq+. La richiesta di alcuni di atleti, di poter affrontare i Tokyo 2020 portando sempre con sé una fascia arcobaleno, è stata accolta. Il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha detto sì al messaggio promosso dagli sportivi secondo il quale «L’amore vince sempre». A festeggiare la conquista, prima fra tutti, è stata Nike Lorenz, la capitana della nazionale tedesca di hockey su prato. Ieri ha infatti postato un messaggio su Instagram, mentre abbraccia la fascia. A portare avanti l’iniziativa c’è anche il capitano della nazionale di calcio a Euro 2020, Manuel Neuer, che aveva espresso l’intenzione di vestire il simbolo del movimento Lgbtq+ alle Olimpiadi. La richiesta era stata avanzata tramite il comitato olimpico tedesco, che all’ok del Cio ha postato la foto della fascia arcobaleno che la 24enne Lorenz porterà sui calzini, domenica all’esordio contro la Gran Bretagna. In una lettera indirizzata al Cio, oltre 150 atleti e attivisti hanno chiesto di «Non punire gli atleti che protestano o manifestano il loro pensiero». Tra i firmatari anche Tommie Smith – ex velocista e giocatore di football – e John Carlos – anche lui ex velocista. Nella lettera di cinque pagine, arrivata dagli Usa e circolata in ambienti olimpici, i due ex atleti americani che a Città del Messico ’68 alzarono il pugno al cielo sul podio e furono squalificati si uniscono all’appello di Gwen Berry, martellista statunitense che ha già annunciato una protesta antirazzista e per questo rischia una sanzione.


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