In Evidenza ENISiriaUSA
DIRITTIAtleticaBielorussiaCIOGiapponeTokyo 2020

Il caso a Tokyo dell’atleta Tsymanouskaya: vogliono rimpatriarla a forza dopo aver criticato il regime bielorusso. “Salvata” dal Cio

02 Agosto 2021 - 10:21 Luca Covino
L'imbarco forzato della corridrice è stato bloccato solo grazie all'intervento dei vertici olimpici e delle auorità del Giappone. Ora è sotto la tutela dell'Onu

Stava per essere imbarcata a forza dai funzionari del Comitato olimpico bielorusso alla vigilia dei 200 metri femminili ai Giochi di Tokyo 2020. È quanto accaduto venerdì scorso a Krystsina Tsymanouskaya. La sprinter 24enne è stata prelevata dai membri del Comitato della Bielorussia su ordine delle autorità di Minsk per delle critiche rivolte allo staff tecnico. In un video la giovane affermava di essere stata inserita nel quartetto in gara nella 4×400 con poco preavviso, pur non essendo propriamente la sua disciplina. «Come al solito, la nostra meravigliosa leadership decide per noi. Queste sono le Olimpiadi, non uno scherzo», aveva detto l’atleta nella clip pubblicata sui social.

Le reazioni di Minsk e l’intervento di Tokyo e del Cio

Il governo bielorusso e gli aeroplani, un rapporto tra potere e mezzo che continua a segnare le violazioni dei diritti dei cittadini del Paese dell’Est Europa. Proprio a metà strada tra l’aeroporto di Atene e quello di Vilnius, in Lituano, lo scorso maggio un volo civile era stato dirottato e fatto atterrare a in Bielorussia per arrestare il giornalista dissidente Roman Protasevich. Il governo ha sofferto pure le parole di Tsymanouskaya, che rilasciando certe affermazioni si è schierata contro il presidente Aleksandr Lukashenko, aspramente criticato per la riduzione dei diritti nel Paese, seguita alle contestate elezioni presidenziali del 9 agosto scorso. La presa di posizione della podista è stata definita dalla stampa bielorussa come una «disgrazia per il Paese», frutto di uno scarso «spirito di squadra». Poche ore dopo il prelievo e l’arrivo in aeroporto per il ritorno in patria, l’intervento diretto del ministero degli Esteri giapponese e del Cio ha impedito l’imbarco dell’atleta. I vertici olimpici hanno chiesto «chiarimenti».

Tsymanouskaya è stata salvata dagli agenti della polizia giapponese, che hanno lasciato il suo posto vuoto sul volo Turkish Airlines 199 Tokyo-Instabul. Ora è «al sicuro», come comunicato da lei stessa con un video circolato sul canale Telegram della Sport Solidaiery Fondation, ong che supporta gli sportivi braccati per motivi politici. Sempre dalla stessa piattaforma di messaggistica istantanea, Tsymanouskaya aveva pubblicato una clip dove denunciava dal vivo il trattamento che stava subendo. «Stanno cercando di portarmi via senza il mio permesso: chiedo di intervenire», aveva dichiarato nel contenuto poi ripreso dai media internazionali. All’agenzia Reuters, l’atleta aveva spiegato che a poche ore dall’accaduto era stata allontanata dalla squadra per «aver denunciato l’incompetenza dei nostri allenatori».

Ora l’atleta sotto tutela Onu

La possibilità di una richiesta di asilo per Tsymanouskaya al momento non è stata confermata. C’ stato anche il supporto dell’Onu, che adesso si sta occupando della ragazza in attesa di sviluppi per garantire un eventuale avvio delle pratiche per toglierla dai problemi che avrebbe al rimpatrio. L’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati segue gli sviluppi della vicenda, collaborando insieme ai giapponesi, come confermato anche dalle fonti ufficiali del governo di Yoshihide Suga. La situazione rimane delicata dal punto di vista diplomatico e degli scenari futuri che riguardano la sicurezza dell’atleta. Tsymanouskaya ha detto in un’intervista al sito By Tribuna di avere «paura» di finire in prigione nel suo Paese, come già accaduto a diversi sportivi bielorussi.

Leggi anche:

Articoli di DIRITTI più letti