La fuga disperata di Amina dall’Afghanistan: «Grazie di tutto, Italia»

Il caos all’aeroporto di Kabul dove i bambini e le donne sono stati schiacciati e picchiati. Poi l’arrivo a Fiumicino

Amina è una delle coordinatrici di Nove Onlus, l’organizzazione no profit che è riuscita, con l’aiuto delle forze militari italiane, a portare in salvo un gran numero di civili afgani dopo la caduta di Kabul e la presa di potere dei talebani. Ha acquisito visibilità pubblicando alcuni video-appelli in cui chiedeva aiuto. Ed è arrivata in Italia, a Fiumicino, due notti fa: l’aereo su cui viaggiava doveva arrivare a mezzanotte, ma il volo ha fatto parecchio ritardo. Il portellone si è finalmente aperto e sono usciti i primi profughi, tra cui lei. Vestita di nero e con la mascherina: «Grazie di tutto», dice. A la Repubblica ha raccontato il caos dell’aeroporto di Kabul dove i bambini e le donne sono stati prima schiacciati e poi picchiati. Sostenendo che forse i talebani hanno permesso che la confusione imperasse per impedire alla gente autorizzata di raggiungere l’entrata.


Arrivata all’aeroporto i soldati le hanno chiesto di raggiungerli ma lei era ancora troppo lontana: si è buttata in uno scolo e si è immersa fino alle ginocchia nella melma. È stata presa e portata dentro, ma non prima che riuscisse a recuperare tutte le donne cui aveva promesso la salvezza: a distinguerle nella folla c’erano i fazzoletti rossi. «È stato brutto, ma siamo vive», ha detto. Tre giorni fa, il 22 agosto, Nove Onlus, il Comando Operativo di Vertice Interforze, il Ministero degli Affari Esteri, e i Carabinieri del Tuscania hanno portato a termine le operazioni per una doppia evacuazione. «In tre giorni di tentativi, circa 150 civili nelle liste di persone ad alto rischio sono riusciti finalmente a raggiungere l’aeroporto durante la notte.


ANSA/NOVE ONLUS | L’operazione di evacuazione all’aeroporto di Kabul

Rischiosissimo attraversare la città col coprifuoco ma l’impresa più ardua è riuscire varcare i cancelli del gate superando incolumi la massa umana. Due coordinatori afghani espatriati, in contatto costante con i gruppi su WhatsApp, hanno radunato tutti alle 4 di notte – ora di Kabul – ai punti prestabiliti per poi farli avanzare verso i gate», racconta Nove Onlus ad Ansa. Le operazioni si sono svolte degli osservatori posizionati lungo il percorso che segnalavano blocchi e pericoli. Tutte le donne erano vestite di nero con un nastro rosso per facilitarne il riconoscimento. Fra loro Amina, che è uscita dal gate scortata dai Carabinieri del Tuscania per portare in salvo altre persone del gruppo ancora disperse fra la folla.

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