La strana strage di pesci nel fiume Tevere: «Avvelenati dalla sporcizia»

Il fenomeno segnalato dopo il maltempo della scorsa settimana: l’ipotesi più accreditata è che la pioggia abbia trascinato nel fiume metalli pesanti ed idrocarburi

Migliaia di pesci morti avvistati nel fiume Tevere, da Focene fino ai ponti di Roma. Avvelenati dall’incuria e dalla sporcizia nelle strade e nei tombini della Capitale. Il fenomeno è stato segnalato per la prima volta il 26 agosto scorso, subito dopo le violente piogge che si sono abbattute su Roma. All’epoca la segnalazione arrivava dal tratto centrale del fiume, sul litorale tra Focene e Fiumicino. Poi altri allarmi, stavolta direttamente dalla città e in maggior numero a ridosso di Ponte della Musica, Ponte Sant’Angelo e Ponte Sisto. Quindi le segnalazioni delle ultime ore a Ponte Testaccio e a Ponte Garibaldi. Mentre per oggi si attendono le analisi della Asl e dell’Arpa. Ma l’ipotesi più accreditata è che la pioggia abbia trascinato via dalle strade i metalli pesanti e gli idrocarburi spingendoli nel fiume.


I materiali inquinanti che si formano con il traffico e vengono assorbiti dall’asfalto sono finiti nel fiume e hanno ucciso in poche ore i pesci poi affiorati in superficie da Fiumicino a Castel Sant’Angelo. Ma la polizia fluviale e i carabinieri lavorano anche ad altre due ipotesi. Ovvero lo sversamento abusivo di qualche sostanza nelle acque del fiume oppure l’allaccio fuorilegge di un locale. Repubblica Roma spiega oggi che per gli investigatori si tratta comunque di un evento occasionale. E, a confortare questo dato, sono i livelli di ossigeno nell’acqua che sono stati giudicati buoni dopo la strage di pesci. Le analisi di Arpa e Asl nel Tevere hanno rilevato sostanze inquinanti. «Ma — spiega al quotidiano chi indaga — si tratta di livelli troppo bassi che non giustificano quella moria. C’è stato un evento improvviso che ha ucciso i pesci». Oltretutto, è anche questa una evidenza investigativa, quella botta d’inquinamento è stata individuata nei punti d’acqua ferma, soprattutto al centro.


Intanto il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli va all’attacco: «La causa è con molta probabilità di origine chimica, considerati i numerosi scarichi abusivi che persistono sul fiume Tevere e il suo affluente Aniene e per questi motivi i progetti di Acea e comune di Roma di potabilizzare l’acqua del fiume Tevere sono folli». Un primo potabilizzatore dell’acqua del fiume Tevere a Grottarossa – ricorda il leader Verde – è stato realizzato alla fine del 2018 per 350.000 romani e un secondo è in fase di progettazione, 5 volte più grande, in grado di fornire acqua per 1.750.000 di cittadini e cittadine, per un totale di 2.100.000 abitanti. L’acqua del Tevere, secondo Arpa Lazio, ha una classificazione della qualità al livello più basso pari ad A3, inoltre la continua moria di pesci pone seri e preoccupanti interrogativi sulla scelta attuata dalla sindaca Raggi e da Acea di spendere decine di milioni di euro per potabilizzare l’acqua di un fiume che subisce anche inquinamento chimico e non solo organico.

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