Milano, poggiata la prima pietra di CityWave: l’edificio alimentato solo da fonti rinnovabili sarà pronto entro il 2025

Nel quartiere di Citylife e con un parco fotovoltaico di 11mila metri quadrati, la struttura consumerà il 45% di energia in meno rispetto agli standard per un risparmio di CO2 pari a 500 tonnellate. Sala: «Segno importantissimo di ripartenza»

Più di 11mila metri quadrati di pannelli per il più grande parco fotovoltaico di Milano. Parte oggi il progetto CityWave annunciato poche ore fa dal sindaco Beppe Sala: il nuovo centro ospiterà uffici e sarà alimentato solo ed esclusivamente da fonti rinnovabili. Una struttura a impatto positivo che consumerà il 45% di energia in meno rispetto agli standard. Il tutto si tradurrà in un risparmio di più di 500 tonnellate di CO2: «una cifra», spiega Sala, «che equivale alle emissioni assorbite da 20mila alberi». Il primo cittadino parla di «un importante segno di ripresa per tutta la città» per una realizzazione che andrà a completare il quartiere CityLife, «esempio di design e rigenerazione urbana».


I tempi di realizzazione

Le attività di cantiere partite oggi hanno avviato una spesa pari a circa 180 milioni di euro. I tempi per la realizzazione prevedono la consegna definitiva dell’opera prima delle Olimpiadi Milano-Cortina: «Entro il 2025 contiamo di arrivare alla conclusione dei lavori», ha spiegato l’ad di Generali Real Estate e presidente di Citylife, Aldo Mazzocco. Da quanto riportato dagli organizzatori ci sarebbero già numerosi potenziali affittuari interessati che dovranno conquistarsi i nuovi uffici “verdi” di Milano.


All’inizio doveva essere la quarta torre di Citylife

Pensata in un primo momento come la quarta torre di Citylife, Citywave ha cambiato in corsa la sua identità: «La forma verticale avrebbe consentito un’altezza comunque minore delle altre tre», spiega Ingels, fondatore di Big, l’azienda che si occupa del progetto insieme al team londinese guidato dall’architetto italiano Lorenzo Boddi. «Si sarebbe creata anche confusione visto che la stazione della metro si chiama Tre Torri», ha poi continuano Ingels ironizzando. Fatto sta che il progetto a quel punto si è ribaltato trasformando la torre verticale in una specie di ponte orizzontale. «I pannelli solari alimentano gli ambienti di lavoro interni», spiega ancora Ingels, «mentre la parte inferiore in legno crea una copertura ombreggiata per una nuova area pubblica tutta da vivere».

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