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Il parroco di Prato arrestato per spaccio, parla il vescovo: «Da aprile sapevamo dei problemi con la droga: don Spagnesi era in cura»

14 Settembre 2021 - 16:28 Giovanni Ruggiero
don Francesco Spagnesi
don Francesco Spagnesi
Don Spagnesi era seguito da uno specialista per risolvere i suoi problemi di dipendenza. Da alcuni mesi la diocesi gli aveva tolto l'esclusiva della firma per le operazioni finanziarie della parrocchia

I vertici della diocesi di Prato sapevano almeno dallo scorso aprile che don Francesco Spagnesi aveva problemi con la droga. L’ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina, 40 anni, arrestato per spaccio e importazione di sostanze stupefacenti dall’Olanda aveva confessato ai suoi superiori solo alcuni mesi fa, dopo esser stato messo alle strette dopo averlo visto a lungo: «in un forte stato di sofferenza fisica e psicologica». Problemi che però nessuno si sarebbe potuto immaginare riguardassero la dipendenza da stupefacenti: «Per molto tempo – ha detto il vescovo – era rimasto un disagio personale». Quando il vescovo ha scoperto della tossicodipendenza di don Spagnesi gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista.

I soldi delle offerte per lo spaccio

L’indagine ha fatto emergere come l’ex parroco forniva ai suoi complici il denaro necessario per l’acquisto di cocaina e Gbl, la droga dello stupro. Si parla di decine di migliaia di euro prelevati direttamente dai soldi delle offerte dei fedeli: «Quando abbiamo avuto notizia di movimenti sospetti sui conti della parrocchia – ha aggiunto Nerbini – ho provveduto a ritirare il potere di firma esclusiva del parroco, per poter così procedere a una verifica della situazione». Quei prelievi però non si sarebbero fermati, con don Spagnesi che li giustificava alla diocesi come: «aiuti per persone bisognose della parrocchia». A quella storia però il vescovo sembra aver creduto poco, al punto da decidere la sospensione del parroco dal suo incarico già a giugno scorso, con decorrenza dallo scorso 1 settembre. Il sacerdote non avrebbe quindi lasciato di sua volontà, come trapelato dalle prime indiscrezioni, ma su imposizione della diocesi.

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