Sparatoria nel carcere di Frosinone, la pistola per il detenuto è arrivata con un drone

Secondo Carmelo Cantore, provveditore delle carceri del Lazio, era da decenni che non si verifica un episodio del genere

Cinque colpi. Nessuno andato a segno. Si è conclusa senza feriti la sparatoria nel carcere di Frosinone, dove un uomo è riuscito a entrare in possesso di un’arma da fuoco. Un evento eccezionale nella storia degli istituti penitenziari in Italia, tanto che la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha chiesto di visitare personalmente la struttura di Frosinone per capire come sia stato possibile. Il detenuto non ha ancora parlato di quanto è successo ma le immagini di sorveglianza hanno mostrato tutto. La pistola è arrivata con un drone che si è fermato davanti alla finestra del carcere. Attraverso le sbarre l’uomo ha preso l’arma a cui era già stata abrasa la matricola per rendere irriconoscibile la sua provenienza. Il detenuto protagonista della sparatoria è stato trovato in possesso anche di uno smartphone. Non è chiaro però se il telefono fosse già in mano sua o se sia arrivato insieme alla pistola.


Queste dinamiche sono state confermate anche da Carmelo Cantone, provveditore delle carceri del Lazio: «Aspettava l’arrivo di questo drone con cui gli è stata consegnata una pistola con matricola abrasa, di chiara provenienza illegale. E una volta prelevata la pistola dalla sua finestra ha chiesto di andare in doccia». Una volta preparata l’arma si è diretto verso un agente della polizia penitenziaria, ha preso le chiavi delle altre celle ed è andato a sparare ai suoi tre bersagli: «Ha sparato in ogni stanza dove c’erano degli altri detenuti con cui aveva avuto divergenze. In passato lo avevano picchiato. Se si tratta di colpi dimostrativi o se voleva effettivamente colpire qualcuno, questo tocca agli inquirenti stabilirlo».


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