È crollato in lacrime don Francesco Spagnesi quando ha raccontato ai suoi avvocati come ci sia finito nel: «vortice della cocaina che mi ha inghiottito», fino al punto di truffare i suoi fedeli della parrocchia dell’Annunciazione nella frazione della Castellina a Prato. Da ieri 22 settembre, il prete ha aggiunto l’accusa di truffa nell’indagine che ha portato ai domiciliari, arrestato assieme al suo fidanzato Alessio Regina. Don Spagnesi, 40 anni, già deve rispondere di spaccio e importazione interazione di droga, oltre che di appropriazione indebita. Come ricorda il Corriere della Sera, infatti, il prete non solo raccoglieva i soldi dei fedeli convinti di fare beneficenza per famiglie in difficoltà e cause per la lotta al Coronavirus. Ma quei soldi li depositava anche sul suo conto corrente. Da quel che è emerso finora, dovrà restituire circa 200 mila euro, ma si teme anche 300 mila euro a decine di parrocchiani, sperperati in anni di tossicodipendenza e crisi di astinenza: «Restituirò i soldi che per acquistare la droga ho sottratto alla curia e alla carità dei miei parrocchiani – ha detto piangendo ai suoi avvocati – Saranno rimborsati. Venderò tutto quello che è di mia proprietà, anche la casa di montagna».
I festini
E poi ci sono i festini a base di droga e i diversi rapporti non protetti per cui la procura di Prato sospetta che don Spagnesi abbia potuto infettare i suoi partner a cui non ha mai detto di essere sieropositivo, tra cui il suo fidanzato che lo scorso martedì si sarebbe sottoposto al test Hiv risultando negativo. Per questo la procura lo indaga anche per tentate lesioni gravissime: «Non ho detto niente perché ero in cura – ha detto il prete – prendevo dei medicinali antivirali e dunque non ero contagioso anche se per alcuni mesi ho interrotto la terapia». Da ieri il prete è in cura al Sert di Prato. I contatti sospetti nella rubrica di don Spagnesi sarebbero circa 300, ma secondo gli inquirenti i rapporti durante i festini avrebbero coinvolto non più di una trentina di persone.
Leggi anche: