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Dai parcheggi all’obbligo di casco, come potrebbero cambiare i monopattini. E quelli comprati col bonus sono già vecchi

Trattativa in corso, entro un mese e mezzo le nuove regole in Parlamento. Società di sharing in subbuglio sulla stretta: «Potremmo essere costretti a lasciare l'Italia»

Da quando è scoppiata la pandemia del Coronavirus, le strade si sono riempite di monopattini elettrici. Oltre 40 mila quelli in sharing (cioè in condivisione) in tutta Italia e si stimano almeno 125 mila monopattini venduti nei primi sette mesi del 2021, anche se i “privati” che ne hanno acquistato uno dall’inizio dell’emergenza sanitaria sarebbero almeno 500 mila. Numeri da record. Un vero e proprio esercito di persone che, in due anni, ha scoperto un nuovo mezzo, piccolo, leggero, veloce, senza rischio di assembramenti, che non inquina e che costa relativamente poco. Sul fenomeno ha inciso anche il bonus monopattino – fortemente voluto dal precedente governo – che ha elargito a tutti (o almeno ai fortunati che sono riusciti ad accaparrarselo) la bellezza del 60 per cento di sconto sulla spesa sostenuta o un voucher per acquistarlo in negozio. Insomma, migliaia di monopattini sono stati comprati con il contributo dello Stato, in piena emergenza, anche per disincentivare l’uso dei mezzi pubblici (oltre ad aiutare i commercianti in difficoltà).

Ora, però, dopo alcuni incidenti anche mortali, verificatisi nel nostro Paese, il governo Draghi ha deciso di correre ai ripari con una regolamentazione ad hoc che potrebbe ottenere il primo sì del Parlamento entro gli inizi di novembre. E c’è già chi storce il naso. Da una parte i consumatori, che dovranno adeguarsi, dall’altra le società di sharing che dovranno investire centinaia di migliaia di euro nel rinnovare le flotte. Con un rischio beffa persino per il bonus pubblico che ha sostenuto una parte degli acquisti: con le nuove regole – che prevedono l’installazione, ad esempio, di frecce e sistemi adeguati di illuminazione – i monopattini acquistati con il bonus rischierebbero di essere fuorilegge e dunque a rischio sequestro, a meno che il possessore del mezzo non decida di adeguarsi nei tempi previsti.

Cosa chiede il governo a chi possiede un monopattino (e alle società di sharing)

Ma andiamo con ordine. Due settimane fa il ministero per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile ha convocato le società di sharing e l’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) che gestiscono l’affitto in strada dei monopattini per fare il punto della situazione. L’obiettivo era quello di inserire la regolamentazione dell’uso dei monopattini elettrici nel corso della conversione in Parlamento del decreto legge sulle infrastrutture che deve diventare legge entro il 10 novembre. Due gli obbiettivi salienti: il decoro urbano e la sicurezza. «Bisogna uscire da questa situazione surreale, mai più monopattini spiaggiati per strada o marciapiedi invasi. Mai più», ci dice una fonte autorevole che collabora con il ministero delle Infrastrutture.

Il governo avrebbe chiesto alle società di sharing alcune modifiche ai mezzi elettrici: dalle frecce all’illuminazione notturna fino al doppio freno, passando per i riduttori di velocità. In queste settimane si sta discutendo anche sull’assicurazione obbligatoria e soprattutto sull’uso del casco. Come è noto, il casco al momento deve essere indossato solo dagli utenti della fascia 14-18 anni mentre l’esecutivo punta a portare l’obbligo agli utenti con più di 18 anni. Una fonte autorevole, interpellata da Open, parla di «riflessione in corso» e della possibilità di imporlo magari più avanti ma solo «in ambito extraurbano». Dalle parti del governo, invece, ci confermano che l’orientamento resta quello di introdurre il prima possibile il casco obbligatorio. Per tutti.

Frecce e sistemi di illuminazione da montare sui mezzi elettrici

I punti di trattativa su cui si sono confrontati governo, Anci e società di sharing sono fondamentalmente quattro. Prima di tutto, i limiti di velocità che devono essere garantiti da un “limitatore” installato a bordo, attualmente 6 km/h sulle aree pedonali e 25 su strada: Comuni e governo vorrebbero ridurre il limite massimo a 20 km/h, le società di sharing chiedono di alzare quello per le aree pedonali a 10 km/h. Poi c’è la richiesta da parte delle istituzioni di installare luci e frecce su tutti i mezzi, la più semplice da attuare per le aziende, e, infine, sempre su richiesta in particolare dei Comuni, l’obbligo di casco e la fissazione di aree di sosta definite. Le società di sharing sono già sul piede di guerra, specialmente per il casco obbligatorio. Come farebbero coi monopattini offerti sulle strade? Dove metterebbero il casco?

Fonti di Assosharing fanno sapere a Open che, se l’Italia dovesse insistere troppo sulle misure di sicurezza, si rischierebbe di «far scappare via le società di sharing che andrebbero di fatto a investire altrove, in altri Paesi». Un «passo indietro per la mobilità che potrebbe avere, tra l’altro, una ricaduta occupazionale. Se ci richiedono investimenti per adattare il parco mezzi dall’oggi al domani, per noi sarebbe certamente un problema». «Qui la questione non sono tanto gli incidenti – proseguono – quanto la velocità dei mezzi privati che non può essere limitata da remoto, oltre alle infrastrutture carenti, al manto stradale e alle piste ciclabili mancanti». Il dibattito è ancora in corso anche se, soprattutto i Comuni, premono per regole chiare e più stringenti.

I possessori di monopattino: «Pronti ad adeguarci alle nuove regole»

E i possessori dei monopattini come hanno preso la notizia? Sembrano essere tranquilli. Paolo Rosai, amministratore del Club italiano del monopattino elettrico, un gruppo con oltre 14 mila iscritti, ha acquistato un monopattino sia per girare in città che all’interno della sua azienda (agricola). «Siamo a favore dell’utilizzo del casco. Se lo fanno i ciclisti non capisco perché non dovremmo farlo noi. Vanno bene anche le frecce e l’illuminazione notturna, non costerebbero nemmeno tanto, 10-15 euro. Quello che ci infastidisce di più è da una parte l’enfatizzare gli incidenti coi monopattini, niente di più rispetto ad altri mezzi, oltre al fatto di non averci invitati al tavolo di confronto con il governo. Siamo noi che li usiamo quei mezzi», ci spiega Rosai. Nel caso in cui il governo – ma l’ultima parola spetterà comunque al Parlamento – dovesse decidere di introdurre norme ancora più stringenti «ci adegueremo».

«Certo, se ci dicono che i monopattini diventano illegali da un giorno all’altro, allora sì che non saremo d’accordo e faremo le nostre battaglie». La buona notizia è che, in caso di nuove regole che comportino modifiche tecniche al mezzo, non sarà necessaria alcuna nuova omologazione (ma qualche costo da sostenere sì, solo le frecce costano circa 30 euro): «Il monopattino è equiparato alla bici, quindi non è tecnicamente omologato. Non è altro che un mezzo di libero utilizzo senza vincolo di omologazione e riconoscibilità su strada. Almeno per ora, poi il Parlamento deciderà come crede», ci spiegano.

Monopattini a ruba: 500 mila in tutta Italia. Un mezzo in sharing su 3 è un monopattino

Ma quanti sono i monopattini in Italia? Dati precisi e completi, al momento, non esistono. Assosharing, con numeri aggiornati ad aprile 2021, ha fatto sapere che i monopattini autorizzati in Italia sono in tutto 42 mila in oltre 30 città con la presenza di 10 operatori (tra dicembre 2019 e settembre 2020 la disponibilità di monopattini è cresciuta di quasi il 500 per cento). Stando ai dati raccolti nel solo 2020 da Gfk, nel nostro Paese sono stati venduti oltre 125 mila monopattini tra gennaio e luglio. Il valore di mercato è cresciuto del 140 per cento, occupando oltre il 90 per cento del comparto “micromobilità”. Secondo i calcoli fatti da alcune società di sharing, nel 2020 le vendite sono state complessivamente di 230 mila mezzi con un totale, negli ultimi 2 anni, di 500 mila. Parallelamente, i prezzi sono aumentati: il costo medio dei dispositivi per la mobilità elettrica è stato di 320 euro, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2019, quando si attestava a 193 euro.

A subire l’impennata sono stati anche i servizi di sharing. Secondo il rapporto dell’Osservatorio Nazionale “Sharing Mobility“, tra il 2019 e il 2020 i monopattini condivisi presenti nelle città italiane sono aumentati di oltre cinque volte in una manciata di mesi, passando da 4.650 unità nel 2019 a 27.850 nel 2020. Un veicolo condiviso su 3 è un monopattino. Nel 2020 sono stati compiuti 7,4 milioni di noleggi e percorsi 14,4 milioni di chilometri. «Per ogni 10 mila monopattini in sharing ci sono soltanto 44 incidenti, ovvero lo 0,004 per cento» scrive Assosharing in un documento visionato da Open e presentato alla Camera nell’audizione tenutasi il 13 luglio 2021. «Non c’è alcuna emergenza monopattini in Italia, non c’è alcuna emergenza incidenti», scrivono. Nei primi otto mesi del 2021 sono stati 5 gli incidenti mortali: peggio del 2020 quando c’era stato solo un morto a fronte di 564 incidenti. Ma in ogni caso non si può certo parlare di «Far West» dei monopattini. Stando ai dati Istat, relativi però all’anno 2019, a preoccupare sono soprattutto le vittime tra i ciclisti (253; +15,5%) e tra i motociclisti (698; +1,6%).

Foto in copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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