Un’unica presa per tutti gli smartphone: l’Unione europea prova (ancora) a imporre la Usb-C

Secondo i dati pubblicati dalla Commisione Ue, si risparmierebbero 250 milioni di euro all’anno e mille tonnellate di rifiuti

Un unico caricatore per tutti i dispositivi elettronici mobili. Niente più porte Lightning, niente più Mini-Usb. Sopravviveranno solo le porte Usb-C. È questa la proposta della Commissione europea. Uniformare i formati delle prese di corrente dei nostri dispositivi ha due obiettivi. Il primo è quello di garantire una spesa minore ai consumatori che potranno muoversi con un solo caricabatterie e un solo cavo. Il secondo è quello di tagliare sull’impatto dei rifiuti elettronici. «Abbiamo dato all’industria tutto il tempo per trovare le proprie soluzioni, ora i tempi sono maturi per un’azione legislativa per un caricabatterie comune», ha spiegato la vice presidente dalla Commissione Ue Margrethe Vestager. Per l’Unione europea questo tentativo per il cavo unico è solo l’ultimo di una serie cominciata nel gennaio 2020, quando a formulare la stessa proposta era stato il Parlamento europeo. Le rivoluzioni tecnologiche di cui si discute a Bruxelles non si fermano qui. La Commissione ha anche proposto di vietare la vendita di nuovi caricabatterie insieme ai dispositivi mobili, quelli che si trovano nelle scatole di smartphone, cuffie e casse. Una scelta già abbracciata da Apple, anche se quando Cupertino aveva lanciato l’iPhone 12 senza caricatore non aveva raccolto molti complimenti dai suoi clienti più affezionati. Proprio Apple sarebbe una delle aziende più penalizzate dalle nuove norme, visto che è l’unica che per tutti i suoi smartphone utilizza la presa Lightning.


Il (piccolo) peso dei cavi sui rifiuti elettronici

La Commissione ha pubblicato anche una serie di stime sui soldi e i rifiuti risparmiati: ci saranno 250 milioni di euro all’anno in meno sulla spesa in elettronica per i consumatori di tutta l’Unione Europea e un totale di mille tonnellate all’anno in meno di rifiuti elettronici. Queste stime sono riportate dall’agenzia Ansa e attribuite alla Commissione europea. Gli ultimi dati disponibili su questo tema sono del 2019: solo in Italia sono stati raccolti 343.069 tonnellate di rifiuti elettronici. Poco più di 5 kg a testa. Bisogna specificare che le percentuali più rilevanti di rifiuti elettronici non derivano certo dagli smartphone. Sempre restando sui dati italiani del 2019, i cosiddetti “grandi bianchi” (lavatrici, lavastoviglie e forni) pesano per il 33,55%, frigoriferi e congelatori sono stati il 27,23% del totale mentre la categoria degli smartphone (in cui ci sono però anche i televisori) ha inciso solo per il 17,45%.


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