La «Scuola Cattolica» vietato ai minori di 18 anni: scatta la censura sul film del massacro del Circeo

Ad aprile il ministro Franceschini aveva annunciato l’addio al sistema di controllo e intervento sulle pellicole cinematografiche

Non solo vietato ai minori di 14 anni, ma a tutti i ragazzi sotto i 18. La Scuola Cattolica, film in uscita domani – 7 ottobre – e presentato fuori concorso alla Biennale di Venezia è stato censurato dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche del ministero della Cultura perché, come si legge nella motivazione, vi è una «sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice». La storia, raccontata prima nel romanzo di Edoardo Albinati – premio Strega 2016 – e ora portata sullo schermo dal regista Stefano Mordini, descrive uno dei fatti di cronaca più lugubri della storia d’Italia: il massacro del Circeo. Ossia di quando Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira nella notte tra il 29 e 30 settembre 1975 violentarono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, che morì per le sevizie, in una villa della famosa località di mare vicino Roma.


In particolare, è scritto nella nota del ministero, «i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film, da una scena in cui un professore – interpretato da Fabrizio Gifuni, ndr -, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano».


Le reazioni

«Credevo che il Medioevo fosse terminato da un pezzo ma evidentemente non è così. Resto convinto che una ragazza o un ragazzo di oggi siano perfettamente capaci di distinguere il bene dal male senza bisogno di qualcuno che gli nasconda la verità con la scusa di volerli proteggere», ha replicato Albinati al Corriere della Sera. Mordini spiega di non riuscire «a trovare delle ragioni valide per questa censura e se mi sforzo di trovarle, mi inquietano». Barbara Salabé, presidente Warner Bros Italia, che distribuisce la pellicola, ha definito la censura «un gesto aggressivo. La censura nel 2021 non si può sentire, a maggior ragione per un film che denuncia la violenza contro le donne. Anche i parenti di Rosaria e Donatella, il cui giudizio sul film ci stava a cuore più di ogni altro, sono increduli».

A parlare è anche Stefano Chiriatti, avvocato della sorella di Rosaria Lopez e fratello di Donatella Colasanti. I due «Hanno visionato il film. Il loro evidente coinvolgimento, personale e affettivo, nella vicenda narrata, ha indotto in Letizia e Roberto il risvegliarsi di traumi e dolori profondi. Malgrado l’enorme sacrificio, umano ed emotivo, legato alla rievocazione di quanto accaduto hanno apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni».

L’addio alla censura

Il provvedimento arriva come un fulmine a ciel sereno. Lo scorso aprile, infatti, il ministro Dario Franceschini aveva annunciato di aver «abolito la censura cinematografica, e definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti», attraverso il decreto attuativo della Legge cinema. Per le pellicole non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche. E, nel caso, «saranno i produttori o i distributori ad auto classificare l’opera cinematografica, e alla commissione spetta invece il compito di validare la congruità».

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