Verso l’obbligo di Green pass sul lavoro fino a marzo, ma è flop controlli e boom “malati”

Il governo Draghi ha intenzione di prorogare l’obbligo di Certificazione Verde Covid-19 sul lavoro per altri tre mesi. Così come lo stato d’emergenza. Ma intanto crescono i certificati di malattia

Il governo Draghi prorogherà il Green pass obbligatorio sul lavoro fino a marzo 2022. Almeno. E annuncerà a breve la decisione, che finirà per gettare benzina sul fuoco di No Green pass e No vax. Ma, secondo l’esecutivo, fornirà un incentivo alla vaccinazione. Visto che la spesa di 200 euro al mese per i tamponi poteva essere sostenibile per due mesi e mezzo. Ma per sei no. Ma sul tavolo del governo, spiega oggi La Stampa, c’è anche la decisione sullo stato d’emergenza. Che scade il 31 dicembre, come l’obbligo di Certificazione Verde Covid-19. Ma in questo caso la sua proroga è ancora in ballo. Nel senso che la ripresa (minima) dei contagi potrebbe spingere in questa direzione. Ma all’interno della maggioranza c’è chi non vuole nemmeno sentirne parlare.


Che il Green pass sul lavoro fosse l’ultima misura dell’emergenza Coronavirus da togliere lo ha spiegato nei giorni scorsi il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Prima toccherà al distanziamento, poi le mascherine e infine il certificato, secondo il suo ragionamento. Che parte dal presupposto che le attività produttiva necessitino ancora di sicurezza massima. E anche dal fatto che il boost alla vaccinazione del Green pass esiste. Anche se i numeri dicono che nel frattempo l’effetto è più o meno svanito. Ma intanto c’è da fare i conti con il resto d’Europa. Dove tutta una serie di obblighi simili a quelli italiani sta tornando in auge in parallelo con la ripresa dei contagi. E quindi per una volta il Belpaese potrebbe diventare il modello a cui guardare da parte dei governi di tutto il Vecchio Continente. Per quanto riguarda invece lo stato d’emergenza, servirà a lasciare al suo posto il commissario Francesco Paolo Figliuolo e a concedere al governo di legiferare più velocemente attraverso i Dpcm. Questo almeno fino a febbraio, visto oltre due anni non si può andare avanti con la legislazione emergenziale.


I certificati di malattia

Intanto continua l’impennata dei certificati di malattia. Che in Friuli-Venezia Giulia, fa sapere oggi Il Mattino, sono arrivati a crescere addirittura del 70% venerdì 22 ottobre. Mentre in Umbria incrementano del 38% e nel Lazio del 24% (la media italiana è del 18%). Poi ci sono anche i lavoratori che semplicemente sfuggono ai controlli. In base al decreto legge le segnalazioni di irregolarità ai prefetti possono partire da Polizia, Asl, Ispettorato. Che deve utilizzare le segnalazioni dei datori di lavoro (o degli stessi lavoratori) per organizzare controlli più stringenti. Ma finora di tutto questo non c’è traccia. A differenza di quello che è accaduto all’epoca della riapertura dei ristoranti. Quando all’annuncio seguì una campagna di controlli e sanzioni che servì anche a ricordare a tutti la situazione. Oggi sul lavoro i controlli sono quantomeno blandi. Forse perché non è il caso di utilizzare forme coercitive così invasive. Per ragioni di opportunità politica.

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