Saluti romani e cori: «Duce, Duce…» di studenti e preside in una scuola di Bergamo. «Era una citazione latina» – Il video

Secondo l’avvocato del preside, l’uso della parola «Duce» da parte degli studenti è dovuta allo studio del latino a scuola, considerando quindi il preside come «condottiero degli alunni»

Lo scorso lunedì 25 ottobre fuori dall’Istituto Aeronautico Navale «Antonio Locatelli» di Bergamo, un gruppo di studenti ha accolto il discorso del preside Giuseppe Di Giminiani con ripetuti cori: «Duce, Duce, Duce…». Come mostra un video diffuso da Wired, alla fine del suo discorso il preside ha anche risposto agli studenti con un gesto che ha tutta l’apparenza di un saluto romano, così come fanno anche alcuni dei ragazzi. I fatti sarebbero emersi già lo scorso 27 ottobre, quando fuori dalla scuola è apparso lo striscione del Collettivo Bergamo Antifascista che recitava: «La storia vi ha condannati – studenti e preside fascista, vi abbiamo sgamati».


La difesa

Ai sospetti il preside Di Giminiani ha risposto a Wired attraverso il suo avvocato, Emiliano D’Andrea, che sulla vicenda ha fornito una spiegazione a tratti grottesca. A proposito del saluto del preside, l’avvocato sostiene che il braccio non fosse abbastanza teso per poterlo accostare al saluto fascista. Bensì quello era un saluto: «senza che le braccia siano tese in modo da poter intendere» a quel che appare invece dalle immagini, se non: «in un’ottica forzata», spiega l’avvocato a Wired. E si spinge ancora più in là quando spiega che quel «duce» usato nei cori dei ragazzi li avrà portati: «a utilizzare tale appellativo in maniera certamente improvvisata e senza intenzioni reattive» in virtù dei loro studi di latino a scuola.


I casi di nonnismo

Di Giminiani era già salito agli onori delle cronache quattro anni fa, quando aveva patteggiato dopo un’indagine per abuso dei mezzi di correzione. Di Giminiani aveva umiliato nella mensa scolastica due studenti, versando loro sulla testa una bibita e poi cospargendoli di schiuma da barba. Quella vicenda, ricorda Wired, aveva fatto emergere altri episodi di sospetto nonnino avvenuti qualche anno prima. Il preside Di Giminiani aveva fatto appendere al collo di uno studente un cartello con la scritta: «Sono un succhia c***». «Uno scherzo» lo aveva definito al Corriere di Bergamo lo stesso dirigente scolastico che si diceva deluso dalla famiglia che lo aveva denunciato.

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