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Bronchiolite da virus sinciziale. Cosa sappiamo della malattia che preoccupa i genitori (e perché non dobbiamo cadere nel panico)

12 Novembre 2021 - 15:00 Juanne Pili
Non esiste un'emergenza sanitaria dovuta al patogeno che sta colpendo diversi bambini e neonati in Italia

La malattia respiratoria dovuta al virus sinciziale, potenzialmente pericolosa per anziani e bambini, si è recentemente portata via le vite di due neonati nel Napoletano e a La Spezia. Non esiste un vaccino approvato, anche se sono in corso dei trial sugli over 60. Si conoscono alcuni farmaci, che vanno assunti in determinate condizioni. Secondo Repubblica in Toscana sono stati ricoverati almeno 15 bambini, occupando la metà dei posti in rianimazione dell’ospedale pediatrico Meyer. Il Resto del Carlino parla di otto neonati ricoverati nella provincia di Rimini. Attenzione però: non siamo di fronte a una nuova emergenza.

Cos’è la bronchiolite da virus sinciziale

La bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (VRS) è un problema noto da tempo, che impegna particolarmente nel campo della prevenzione nella popolazione pediatrica. In rari casi il patogeno può causare nei bambini delle gravi affezioni al tratto respiratorio inferiore. Generalmente provoca un comunissimo raffreddore che sparisce al massimo dopo due settimane. Le cose si fanno potenzialmente più pericolose tra anziani e neonati.

Secondo i CDC americani ogni anno negli Stati Uniti vengono ricoverati per VRS circa 58mila bambini sotto i cinque anni. Noto dal 1956, il virus sinciziale è una delle cause più comuni di malattie infantili, con focolai stagionali (generalmente in autunno), che possono interessare tutte le fasce di età. Sono ancora in fase di studio vaccini, anticorpi monoclonali e terapie antivirali. La prevenzione è importante non solo per i bambini, ma anche per anziani e donne in gravidanza.

Lo stato attuale della Ricerca

Due case farmaceutiche ormai note per il vaccino anti-Covid ne stanno studiando uno anche per il virus sinciziale: Moderna ad agosto ha annunciato la sua ricerca in merito al suo vaccino a mRNA per gli over 60; Pfizer nel settembre scorso ha comunicato l’inizio di uno studio di terza fase denominato RENOIR trial. Coinvolgerà circa 30mila volontari over 60. 

Per i bambini purtroppo è ancora presto per un vaccino, mentre sono stati studiati dei monoclonali, per esempio il motavizumab, sui minori di sei mesi. Uno studio di terza fase su oltre duemila bambini mostrava risultati promettenti, ma attualmente la American Academy of Pediatrics (AAP) raccomanda il palivizumab per i bimbi a rischio di ospedalizzazione. Il monoclonale è riconosciuto anche dall’AIFA, ed è l’unico attualmente in commercio nel nostro Paese. 

«Per motivi etici solitamente i trial si fanno prima con gli adulti, come abbiamo visto per la Covid – spiega a Open il pediatra Stefano Prandoni, fondatore del gruppo Facebook L’influenza questa sconosciuta  – Quando abbiamo maggiori prove di efficacia e sicurezza allora si può provare anche nei più giovani. Siamo ancora distanti dal vaccino per i bambini».

Un altro trattamento noto è il farmaco ribavirin (conosciuto in Italia come ribavirina). Si tratta di un antivirale ad ampio spettro, che funziona quindi anche contro altri virus a RNA (per esempio, Epatite C e Zika). Inibisce la replicazione mostrando benefici significativi nei bambini. Ha però due difetti: il costo elevato e una potenziale tossicità. Per tanto si somministra solo nei bimbi con un Sistema immunitario già gravemente compromesso.

Troppo presto per parlare di una emergenza

Possiamo parlare di una nuova emergenza sanitaria? «Non possiamo parlare ancora di una emergenza, però c’è stato un certo rimbalzo come per tanti altri virus – continua Prandoni -. Nel primo bollettino sull’andamento delle forme influenzali c’è un po’ di tutto, tra cui anche il virus sinciziale, che mostra un’incidenza molto elevata in questo periodo».

«Noi pediatri stiamo lavorando su tanti bambini, compresi quelli ammalatisi per via di questo virus. L’anno scorso coi lockdown tutti questi virus sono stati messi un po’ alle porte. Hanno circolato molto meno». Quest’anno però stanno riprendendo piede «manifestandosi in maniera abbastanza importante, non come gravità ma come intensità».

Anche il virus sinciziale va a periodi. «Ci sono anni in cui colpisce di più e altri meno. Quest’anno – illustra il pediatra – abbiamo avuto livelli più alti rispetto ai precedenti, ma non a livelli d’emergenza. Parliamo di un virus ch’è sempre stato, un agente infettivo importante in età pediatrica, soprattutto nei bambini più piccoli, con casi severi e ricoveri, anche negli anziani, ma è sempre stato così».

Insomma, i pediatri non sono proprio disarmati di fronte a questi casi. «Nella maggior parte dei casi gravi si dà un sostegno respiratorio, ma il 99,9% dei bambini colpiti guarisce – conclude il pediatra -. I casi fatali sono rarissimi. In particolare sono a rischio i prematuri, i bimbi con cardiopatie o malattie dell’apparato muscolare; proprio quelli che vengono messi in profilassi col palivizumab nel periodo invernale. Nei casi più severi, generalmente un bambino fa tre o quattro giorni di ospedale e poi torna a casa». 

Foto di copertina: orzalaga | Immagine di repertorio.

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