Il reddito di cittadinanza è una questione di famiglia: più soldi a chi resta coi genitori anche da adulto – I dati dell’Inps

L’analisi dei dati Inps dimostra che un beneficiario su tre è under 30. Ma il sussidio lascia indietro i giovani nuclei familiari

Il reddito di cittadinanza è una misura che impatta sulle giovani generazioni, ma a riceverlo sono soprattutto i ragazzi che vivono ancora nel nucleo famigliare di origine. Insomma, più ai figli adulti e meno ai giovani padri e alle giovani madri che hanno messo su famiglia da poco tempo. È uno degli elementi più interessanti che emergono dalla lettura delle tabelle sui beneficiari del reddito, visionate in esclusiva da Open. Per analizzare il tema a tutto campo, abbiamo realizzato tre puntate dedicate al reddito di cittadinanza con un focus sulle generazioni più giovani, intervistando la sociologa Saraceno, il giuslavorista Michel Martone, la sociologa francese Dominique Mèda e Gabriele Guzzi, esperto economico alla presidenza del Consiglio. Infine, siamo riusciti a ottenere dall’Inps i dati relativi ai beneficiari del reddito di cittadinanza – aggiornati al mese di ottobre 2021 -, divisi per fasce di età e provenienza geografica. Se ci si concentra sulla popolazione under 30 emergono immediatamente due questioni: la prima è che il sussidio si è rivelato una risorsa fondamentale per oltre un milione di ragazzi che vivono in Italia. Un terzo dei beneficiari complessivi rientra in questa fetta della popolazione nazionale.


L’altro elemento, però, è che la maggior parte dei giovani beneficiari del reddito lo percepisce come componente della famiglia e non come richiedente “autonomo” (come è noto, la richiesta è presentata da un soggetto che dichiara di avere a carico un certo numero di familiari). La presidente del Comitato scientifico sul reddito Chiara Saraceno ci aveva raccontato: «Tra i beneficiari, in gran parte, ci sono neet o ragazzi che non hanno risorse per lasciare la casa dove sono cresciuti». E infatti se si confrontano le tabelle Inps coi risultati analizzati dal Comitato emerge, come si legge nella relazione, che tra gli esclusi dal beneficio ci sono spesso famiglie con figli minorenni: «Strettamente connessa all’ampiezza del nucleo familiare, la presenza di minorenni determina tassi di ammissibilità più bassi (43%) rispetto alle famiglie di soli adulti o anziani (60%), nel primo caso le famiglie non ammissibili per reddito sono una su due, a fronte di neanche una su tre tra quelle in cui non sono presenti minori (31%)».


Un reddito per sopravvivere

Se le cronache puntano a denunciare il fenomeno dei cosiddetti furbetti – stortura alla quale il governo ha dedicato gran parte del lavoro per riformare il reddito -, lo strumento si è rivelato una risorsa di sussistenza importante per le giovani generazioni: un aiuto indispensabile per 1.208.843 beneficiari con meno di 30 anni, su un totale di percettori pari a 3.005.878. Nel conteggio vanno inclusi i giovani componenti di nuclei familiari più ampi, magari con un capofila, che ha effettivamente fatto la domanda, ben sopra i 30 anni. La valutazione dei dati conferma una tendenza che riguarda tutte le fasce di età: più della metà dei ragazzi che ricevono una quota del sussidio si trova in tre regioni, tutte del Sud Italia.

Sono 692.789 infatti i giovani residenti in Campania, Sicilia e Puglia che sono aiutati dal reddito di cittadinanza. Napoli e le altre province campane, complessivamente, contano 319.301 percettori under 30. I ragazzi siciliani a ricevere il sussidio, invece, sono 257.447, mentre i pugliesi ammontano a 116.041. Numeri assoluti che, per essere meglio interpretati, vanno rapportati al totale della popolazione under 30 nei singoli territori. Calcolando la percentuale dei beneficiari rispetto al numero complessivo di residenti con meno di 30 anni – dati Istat di gennaio 2021 -, la Campania resta la prima regione di Italia per giovani percettori del reddito, con il 17,74% dei ragazzi che ricevono una quota del sussidio facendo parte di un nucleo famigliare che risponde ai requisiti per la misura.

Nella sola provincia di Napoli, ci sono 99.724 bambini – 51.210 maschi e 48.514 femmine – tra i 0 e i 14 anni che fanno parte di famiglie beneficiarie. Considerando la fascia di età 19 – 30 anni, è sempre la provincia del capoluogo campano a risultare la più impattata dalla misura in valori assoluti: sono 83.802 i giovani che percepiscono il reddito di cittadinanza, molti dei quali non riescono ad abbandonare il nucleo famigliare proprio per la condizione di povertà nella quale si trovano. Al secondo posto, nell’elenco delle province con più bambini beneficiari del reddito, c’è Palermo: qui sono 41.600 gli under 14 che ricevono una quota del sussidio.

Al terzo posto per i giovanissimi che ancora dipendono dal nucleo famigliare e che ricevono il reddito di cittadinanza, c’è la provincia di Roma, con 38.245 under 14. Ma è un numero che va tarato sulla popolazione totale di residenti. Tornando al calcolo percentuale degli under 30 beneficiari, infatti, si scopre che il Lazio – benché in valori assoluti sia la quarta regione per giovani percettori, 104.187 – è la settima regione per percentuale di giovani che usufruiscono della misura, il 6,6% del totale di residenti con meno di 30 anni.

Alla Campania, che come detto ha il 17,74% di under 30 beneficiari del reddito, segue la Sicilia, con il 17,71% e quindi la Calabria, che scalza la Puglia – terza in termini assoluti – avendo una percentuale del 14,82%. L’unica regione del Nord Italia nella top ten di under 30 beneficiari del reddito è il Piemonte, con il 4,68% dei giovani che percepiscono una quota del sussidio. Dall’altro lato dello spettro, sono i ragazzi trentini e altoatesini ad essere meno coinvolti nella questione del reddito di cittadinanza: solo l’1,27% di chi ha meno di 30 anni nelle due province autonome, su un totale di 334.855 ragazzi residenti, accede al sussidio. In generale, in tutte le regioni del Nord lo strumento di sostegno è meno rilevante per l’economia dei giovani: dopo il Piemonte, c’è la Liguria, con il 4,54% dei suoi ragazzi beneficiari, la Lombardia, con il 2,99%, l’Emilia-Romagna, con il 2,45%, il Friuli-Venezia Giulia, con il 2,01%, la Valle d’Aosta, con l’1,76%, il Veneto, con l’1,65%, e il già citato Trentino-Alto Adige. Per farsi un’idea più chiara è utile guardare l’elenco completo delle regioni italiane ordinate per percentuale di beneficiari under 30 sul totale della popolazione della stessa fascia di età.

  1. Campania 17,74%
  2. Sicilia 17,71%
  3. Calabria 14,82%
  4. Puglia 10,24%
  5. Sardegna 8,92%
  6. Molise 7,00%
  7. Lazio 6,66%
  8. Abruzzo 5,57%
  9. Basilicata 5,47%
  10. Piemonte 4,68%
  11. Liguria 4,54%
  12. Umbria 4,16%
  13. Toscana 3,1%
  14. Lombardia 2,99%
  15. Marche 2,98%
  16. Emilia-Romagna 2,45%
  17. Friuli-Venezia Giulia 2,01%
  18. Valle d’Aosta 1,76%
  19. Veneto 1,65%
  20. Trentino-Alto Adige 1,27%

I numeri assoluti, ovviamente, hanno alcuni scostamenti importanti, esclusi i casi di Campania e Sicilia.

  1. Campania 319.301
  2. Sicilia 257.447
  3. Puglia 116.041
  4. Lazio 104.187
  5. Lombardia 82.989
  6. Calabria 80.758
  7. Piemonte 51.902
  8. Sardegna 34.715
  9. Toscana 29.187
  10. Emilia-Romagna 29.140
  11. Veneto 21.971
  12. Abruzzo 19.033
  13. Liguria 16.519
  14. Marche 11.843
  15. Umbria 9.315
  16. Basilicata 8.159
  17. Friuli-Venezia Giulia 6.089
  18. Molise 5.391
  19. Trentino-Alto Adige 4.269
  20. Valle d’Aosta 587

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