Come funzionano le carriere alias per gli studenti trans e dove sono attivate

Dopo i casi di Pisa e Milano, si ricomincia a discutere di carriere alias. In Italia 32 università pubbliche e alcune scuole superiori permettono agli studenti trans di avere libretto, mail e quadro dei voti con il nome scelto

È finita bene per Geremia, lo studente transgender che è riuscito a far valere i suoi diritti in una scuola di Pisa. Dopo occupazioni e proteste che hanno coinvolto tutti gli studenti dell’istituto, e anche molti insegnanti, Geremia potrà essere riconosciuto per quello che è: un ragazzo. Anche se sulla carta d’identità c’è scritto ancora il suo nome di battesimo, Giulia (nome di fantasia). Non tutti, però, hanno avuto la sua stessa fortuna. Sono ancora in lotta gli studenti di un liceo scientifico milanese dove un professore si è rifiutato di fare lezione agli studenti in gonna. L’episodio ha riportato alla luce il tema delle carriere alias, una questione su cui non si sono fatti grandi passi avanti dal 2018, anno in cui l’Università di Venezia ha deciso di offrire questo servizio. Da allora, nessun altro ateneo si è aggiunto alla lista.


Cos’è una carriera alias?

Si tratta un profilo burocratico, alternativo e temporaneo, riservato agli studenti – e in alcuni casi anche ai docenti e al personale – che hanno intrapreso un percorso di transizione di genere. In questo modo è possibile sostituire il nome anagrafico del richiedente, attribuito alla nascita in base al sesso biologico, con quello di elezione, ovvero il nome che la persona trans ha scelto per se stessa. Non essendo un documento ufficiale non ha valore legale e quindi non può essere utilizzato al di fuori di scuole e università. Secondo quanto riportato da universitrans – un progetto online che propone la mappatura delle università pubbliche italiane che offrono questo servizio – finora solo 32 atenei su 68 concedono agli studenti questa possibilità. Di questi 32, solo cinque lo prevedono per i docenti, mentre due anche per il personale tecnico-amministrativo. Sono, invece, solamente una decina gli istituti superiori che hanno adottato il servizio.


Come funziona?

Le università che offrono questo servizio permettono a chi ne fa richiesta di avere un nuovo badge e un nuovo indirizzo mail che tengano conto del nome scelto. Non avendo valore legale, nell’attestato di laurea comparirà il nome anagrafico della persona, almeno fino a quando non sarà confermata la rettifica anagrafica ufficiale. Anche per tirocini curriculari e programmi Erasmus, bisognerà utilizzare il nome anagrafico. Attenzione, la carriera alias non è da confondere con il doppio libretto, che non si sostituisce ai dati anagrafici ma si aggiunge al libretto originale. Allo stesso modo, la carriera alias può essere attivata anche in alcune scuole: gli studenti trans avranno diritto ad avere il loro nome d’elezione nei quadri dei voti, nel registro elettronico e nel libretto. Nel caso di studenti minorenni, la richiesta dovrà essere presentata dai genitori. Condizione necessaria per accedere alla carriera alias è aver iniziato un percorso psicologico e medico. Attivando questo profilo, inoltre, il sesso biologico della persona sarà conosciuto solo dal personale amministrativo, sottoposto all’obbligo di riservatezza.

Perché è importante?

Questo strumento serve a garantire un ambiente sereno per tutti gli studenti, al riparo da insulti transfobici e discriminazioni. Tra le più comuni vi è il misgendering, con cui ci si riferisce alla persona utilizzando i termini che fanno riferimento al sesso biologico della stessa, invece che all’identità di genere in cui si riconosce. Un altro tipo di discriminazione molto diffusa è il deadnaming, con cui ci si rivolge alla persona trans con il nome anagrafico – letteralmente «nome morto» – anziché con il nome scelto, che riflette l’identità di genere dell’individuo. L’errore può essere volontario, volto a ignorare intenzionalmente l’identità di genere, oppure derivare da una semplice disattenzione o non conoscenza dei termini più appropriati.

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