Aiutare sul serio, senza retoriche. La storia di Marta e del suo volontariato: «Non chiamatelo hobby»

in collaborazione con Lega del Filo dOro

Alla fine del corso da volontaria per la Lega del Filo d’Oro, Marta ha trascorso il grande pranzo organizzato insieme ai colleghi con una grossa benda nera sugli occhi. Nel buio più completo ha cercato di trascorrere quelle ore di svago, rincorrendo un’idea di normalità che di colpo non si è fatta più trovare

Nella Giornata Mondiale del Volontariato, Open continua a raccontare la parte migliore di un mondo che non smette di fare del bene. Il viaggio nella solidarietà senza retorica continua con Lega del Filo d’Oro e con Marta, da anni volontaria, o come ama più chiamarsi lei, «amica di ragazzi e ragazze di cui non posso più fare a meno». Alla fine del corso da volontaria per la Lega del Filo d’Oro, Marta ha trascorso il grande pranzo organizzato insieme ai colleghi con una grossa benda nera sugli occhi. Nel buio più completo ha cercato di trascorrere quelle ore di svago, rincorrendo un’idea di normalità che di colpo non si è fatta più trovare. «Quello è stato il momento culmine del mio percorso. Fino a quel punto avevo scelto la strada della solidarietà con la convinzione di voler stare assieme ai ragazzi. Ma mettermi davvero nei loro panni è stata tutta un’altra storia. Da lì mi è stato davvero chiaro quello che io sarei stata per loro e loro per me».


Madre di due bambini, un lavoro impegnativo e i ritmi frenetici di chi ha mille responsabilità, Marta a quel pranzo ci è arrivata per colmare un vuoto. Nel 2016 aveva appena terminato il suo tirocinio da Oss nella struttura del Centro di Osimo. Tre mesi trascorsi con ragazzi e ragazze sordociechi che hanno lasciato un segno difficile da ignorare. «Talmente tanto indelebile che ho finito il mio percorso con un vuoto nel cuore incolmabile. Volevo e dovevo tornare da loro». Così il corso di formazione per i volontari organizzato annualmente dalla Lega del Filo d’Oro è stato per Marta l’inizio di una storia personale totalmente nuova.


«Non chiamatelo hobby»

Nella sua vita è entrato Cristian. «Un fenomeno di amore e socievolezza» che nel buio della sua cecità e nella rigidità delle sue gambe in carrozzina, è riuscito a travolgerle il cuore, «non come disabile ma come amico». Questa, dunque, è la storia di un’amicizia vera, di passeggiate, di centri commerciali, di musica e sorrisi. Ma è anche il racconto di una quotidianità piena di mille giornate no, di tristezze condivise, di mani che si stringono e che si danno forza. «Così come fanno tutti, come fanno gli amici». Ai suoi bambini Marta non ha dovuto spiegare nulla. Cristian davanti a loro si è presentato e un secondo dopo li ha abbracciati. «Non c’è stato bisogno di dire niente che lui non abbia saputo dire da solo». Sarà per questo che Marta non riesce più a immaginare una vita senza Cristian e che attorno alla sua tavola, insieme alla sua famiglia, c’è sempre un posto riservato per lui.

Il regalo che i due si sono fatti a vicenda «è la libertà». Liberi di mettere in pausa tutto il resto del mondo e farsi del bene a vicenda. Liberi di essere se stessi e di condividere diversità e uguaglianze. «Quando è triste so cosa dire, so quale musica mettere, quali tempi rispettare. E lui fa lo stesso con me». Il mercoledì mattina Cristian aspetta l’arrivo di Marta per passare la giornata assieme. «La mia mano si poggia sulla sua spalla e senza che io dica niente, tra le tante persone attorno, lui pronuncia immediatamente il mio nome». Un’intesa fatta di profondo amore che Marta ancora guarda con incredulità. «È incredibile l’affetto smisurato che sono riuscita a provare per questo ragazzo. Fare del bene non è dedicarsi a un hobby. Si tratta di dare spazio alla parte migliore di se stessi, sempre troppo schiacciata dalla frenesia di giorni che passano, uno uguale all’altro. Per questo continuo a spiegare alle persone che la verità è che lui sta aiutando me molto più di quanto io sia riuscita a farlo con lui. Che in realtà quella che non vedeva all’inizio ero io».

«Quanto mi sei mancata»

Di momenti intensi passati insieme, Marta e Cristian saprebbero elencarne molti. «Non mi scorderò più lo scorso 21 dicembre. Causa lockdown e pandemia io e Cristian non ci abbracciavamo da quasi un anno. Ci eravamo fatti compagnia con le video chiamate ma la sofferenza di non potersi incontrare era grandissima». Quel giorno di metà dicembre per il suo compleanno Marta ha avuto un solo regalo da chiedere a Lega. «Volevo incontrare Cristian anche solo per qualche minuto. Sapevo quanto fosse complicato ma la famiglia della Lega del Filo d’Oro ha fatto di tutto per accontentarmi». Così dopo tamponi e tutte le misure di sicurezza necessarie, la sorpresa a Cristian è riuscita. «Nessuno gli aveva detto che quel giorno sarei arrivata. Ma è bastato un piccolo fischiettìo per farlo esplodere in urlo di gioia. “Martaaaa. Ma quanto mi sei mancata! Dove sei andata tutto questo tempo?” Io quella gioia non me la dimentico più». Stare per così tanto tempo lontani invece ora è solo un ricordo ma quel il grido di contentezza continua a risuonare nella testa di Marta. «Esattamente lì, in quella gioia esplosa per essersi ritrovati ho toccato con mano tutto il senso del mio volontariato».

Testo di: Giada Giorgi

Grafiche di: Vincenzo Monaco

Producer: Francesca Simili

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